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Patto Ue immigrazione, verso una “solidarietà effettiva”: i punti principali dell’accordo

immigrati

Ieri il Parlamento europeo si è riunito in conferenza per discutere del Patto sulla migrazione e sull’asilo proposto lo scorso 23 settembre dalla Commissione europea. Un accordo che, tuttavia, non ha trovato l’appoggio di tutti gli Stati membri dell’Ue. Ogni giorno, però, centinaia di migranti decidono di affrontare il viaggio della speranza, di sfidare il Mediterraneo per cercare una vita migliore. E su questo l’Europa si è sempre fatta trovare in ritardo. Un nuovo patto sull’immigrazione dell’Ue, quindi, oggi è un vero e proprio obbligo morale.

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Piano immigrazione Ue, una nuova strategia più solidale

La nuova strategia dovrebbe basarsi su “un’equa ripartizione di responsabilità e solidarietà“, ha spiegato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in conferenza stampa. “La nostra proposta è arrivata dopo intense discussioni sia con il Parlamento europeo, che con tutti i Parlamenti nazionali. Dobbiamo metterci d’accordo, venire incontro gli uni agli altri, discutere compromessi, ma dobbiamo renderci conto che non esiste una soluzione che soddisfi tutti”, ha inoltre sottolineato. Il Patto, di fatti, non è stato affatto gradito da due Stati membri, la Polonia e l’Ungheria. Entrambi hanno interpretato la recente imposizione del rispetto dello stato di diritto come un requisito essenziale per accedere al Recovery Fund come un ricatto per i Paesi che non vogliono cedere sulla ripartizione dei migranti.

In tutte queste discussioni, però, si continua a considerare i migranti come dei numeri, come un qualcosa da suddividere nel territorio europeo a piacimento. Quasi, sembra che le Istituzioni stiano dimenticando che si tratta di essere umani. Donne, bambini, uomini che scelgono di sfidare il mare nella speranza di trovare una vita più dignitosa. E che quando riescono a sopravvivere, in realtà, vengono trattati come un intralcio.

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Patto Ue immigrazione, i punti principali

Dietro i numeri dei flussi ci sono le persone, ci sono le loro storie. Da qui bisogna partire per sviluppare una politica efficace su questi temi”, ha ricordato il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Per questo occorre istituire “un sistema di regole condivise per il salvataggio in mare e lo sbarco delle persone, senza criminalizzare chi salva vite in mare”. Quello che invece succede quotidianamente alle Ong, le quali tuttavia rispondono “non solo a un obbligo sancito dal diritto internazionale del mare, ma a un obbligo morale”.

Tra i punti cardine di questo nuovo Patto ci sarebbe la “solidarietà obbligatoria”. A ogni Stato membro verrebbe imposto l’obbligo legale di ospitare un numero preassegnato di rifugiati, e di avviare una serie di politiche di supporto. Non è difficile immaginare come questo sia stato uno dei nodi di discussione che ha rallentato maggiormente i lavori nella Commissione europea. L’organo, infatti, sostiene che “solidarietà” non sia solamente sinonimo di accoglienza, ma che debba essere coniugata con una serie di azioni come l’invio di forniture mediche o di attrezzatura là dove risulta necessaria. Tutto questo porterebbe a ogni Paese 10mila euro per adulto accolto, finanziato dal bilancio comunitario.

Rinforzare il sistema di rimpatrio

Altri due focus sono stati fatti riguardo alla procedura d’asilo e al sistema di rimpatrio. Rispetto al primo sono state sollevate numerose perplessità. Secondo l’attuale Trattato di Dublino, lo Stato che per primo accoglie il richiedente asilo diventa automaticamente suo responsabile. E questo non verrebbe modificato nel nuovo Patto. “Ciò significa che i Paesi di confine dovranno affrontare una responsabilità maggiore di altri”, ha sottolineato l’eurodeputata dei Verdi Tineke Strik. Sarà necessario quindi incrementare le ispezioni pre-ingresso alle frontiere, così da riuscire a prendere in tempi più rapidi le decisioni sulle domande di asilo. Contestualmente, è stata espressa la volontà di rinforzare il sistema di rimpatrio, rendendo più lineare il quadro giuridico per l’espulsione dei richiedenti asilo respinti e ampliando il ruolo delle autorità europee nella procedura.

Quella che si vuole mettere in piedi, quindi, non è una lotta, ma una collaborazione fondata sulla solidarietà effettiva. “Sulla base di una valutazione globale, la Commissione propone un nuovo inizio in materia di migrazione: rafforzare la fiducia attraverso procedure più efficaci e trovare un nuovo equilibrio tra responsabilità e solidarietà”, si legge infatti nel testo di presentazione.

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