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“Stop al caporalato”. Proposta di legge dalla Cgil

"400mila lavoratori sfruttati". Fillea e Flai sostengono la lotta contro i caporali nel settore edile e agricolo.

Roma – 25 gennaio 2011 – Rendere il caporalato un reato penale. E’ questa  una delle richieste fatte ieri da sindacati dei settori edili e agricoli durante la promozione della campagna "Stopcaporalato", all’interno della quale è stata avanzata una proposta di legge contro l’azione dei caporali e dello sfruttamento dei lavoratori.

La proposta di legge punta a promuove l’integrazione dei lavoratori stranieri e dei lavoratori di lunga disoccupazione o svantaggiati in genere; cercando in primo luogo di reprimere ogni fenomeno di intermediazione illecita di manodopera basato sullo sfruttamento delle persone svantaggiate in cerca di un’occupazione nel settore.

In Italia, stima la Flai Cgil sono 400mila i lavoratori del settore agricolo, che vivono sotto caporale e 60mila sono in condizioni di assoluto degrado, in alloggi di fortuna e sprovvisti dei minimi requisiti di vivibilità ed agibilità.

L’incidenza del lavoro nero, sempre secondo i dati Flai Cgil,  è del 90% nelle regioni del Mezzogiorno, del 50% nelle regioni del Centro e del 30% nelle regioni del Nord.

Lo Stato, le Regioni, gli enti territoriali, gli uffici territoriali del governo e ogni altra autorità competente sono chiamate a stipulare protocolli di intesa con le organizzazioni imprenditoriali e sindacali comparativamente più rappresentative al fine di promuovere l’integrazione, nonché creare le condizioni per lo svolgimento del lavoro in piena regolarità, legalità, sicurezza e dignità.

Ampio consenso all’iniziativa dei sindacati è stato manifestato da
diverse associazione di settore tra cui la Cia (Consorzio italiano agricoltori). Pareri favorevoli sono stati raccolti anche da magistratura e politica: "Questa legge – ha spiegato Guido Calvi, del Consiglio superiore della magistratura- deve essere approvata perchè occorre offrire alla Magistratura lo strumento per colpire il caporalato. Dobbiamo vergognarci per l’assenza di questa norma fino a questo momento”

M. I. 

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