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Rimpatrio da record: quattro viaggi in sette giorni per riportare in Bangladesh un venditore di rose

Roma, 21 aprile 2025 – Il primo rimpatriato dal Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Gjader, in Albania, non sarà ricordato solo per la sua identità, ma anche per il labirinto di viaggi e spese che ha generato. Fahim, 49 anni, venditore di rose bengalese nei ristoranti di Roma, con qualche piccolo precedente penale e privo di permesso di soggiorno, è stato protagonista di un vero e proprio tour forzato tra Italia e Albania, prima di poter finalmente tornare nel suo paese d’origine.

La sua vicenda è emblematica del cortocircuito amministrativo che si è venuto a creare a seguito dell’accordo tra Italia e Albania per la gestione dei rimpatri. Bloccato a Roma e trasferito inizialmente nel Cpr di Ponte Galeria, Fahim si era dichiarato disponibile al rimpatrio volontario. Tuttavia, anziché essere rimandato direttamente in Bangladesh, è stato prelevato e portato a Brindisi, quindi imbarcato per l’Albania insieme ad altri 39 migranti. Da lì, dopo appena una settimana nel Cpr di Gjader, è stato nuovamente trasferito in Italia per poi essere imbarcato, finalmente, su un volo per il Bangladesh.

Il risultato? Quattro viaggi in sette giorni per tre persone – Fahim e i due agenti di scorta – moltiplicando i costi a carico dello Stato. Se il costo medio di un rimpatrio si aggira attorno ai 2.800 euro, come aggiornato dal Viminale nel 2024, il caso di Fahim ha richiesto almeno il doppio, toccando una cifra stimata per difetto attorno ai 6.000 euro.

La situazione diventa ancora più critica se si considera che altri tre immigrati recentemente trasferiti a Gjader sono già stati riportati in Italia: due per condizioni psichiche incompatibili con il trattenimento, uno perché ha chiesto asilo. E proprio su quest’ultimo caso si è aperto uno scontro istituzionale: la Corte d’appello di Roma ha stabilito che un migrante che presenta richiesta di asilo non può essere trattenuto in Albania, contrariamente a quanto sostenuto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Il precedente rischia di innescare un contenzioso tra magistratura e governo, e mette in discussione l’efficacia dell’intero impianto del protocollo con Tirana. Intanto, le spese continuano a lievitare e il modello Gjader – anziché alleggerire il sistema dei rimpatri – sembra per ora moltiplicarne le complessità e i costi.

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Effettuato il primo rimpatrio dal CPR in Albania