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Scuola. Carrozza: “Più attenzione alle seconde generazioni”

Il ministro dell'Istruzione: "Aggiorniamo le linee guida per l'accoglienza degli alunni stranieri. Distinguere tra chi è cresciuto qui e i neoarrivati"

Roma – 28 giugno 2013 – È arrivato il momento di ''avviare un lavoro di revisione/aggiornamento del documento ''Linee guida per l'accoglienza degli alunni stranieri'' del 1 marzo 2006, con un'attenzione particolare al tema e alle problematiche delle seconde generazioni  nonche' a quelli della valutazione, della didattica, dell'orientamento scolastico''.

Lo ha detto ieri il ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, illustrando le linee programmatiche del suo dicastero alle Commissioni riunte di Camera e Senato a Palazzo Madama. In particolare , ha spiegato ''cercheremo di distinguere i diversi bisogni e, in particolare, quelli dei neo arrivati (dove occorre rafforzare le esperienze di mediazione culturale di prima accoglienza) e quelle degli studenti di origine straniera nati e cresciuti nel nostro Paese dove, come fu per gli italiani emigrati di seconda generazione, emergono i diversi temi di una vera e propria integrazione culturale''.

''Oggi – ha aggiunto Carrozza – rispetto all'inizio dell'integrazione dei bambini e ragazzi di nazionalita' non italiana, l'aumento piu' significativo di studenti si riscontra nelle scuole secondarie di secondo grado, quasi 200.000, in gran parte iscritti negli istituti tecnici e professionali dove, pero', abbiamo in generale – ma in particolare con gli alunni stranieri – tassi troppo elevati di insuccesso formativo''.

''In grande sintesi – ha spiegato ancora il ministro – sul totale degli alunni stranieri, il 45% sono nati in Italia e gran parte di essi parlano la lingua italiana, mentre il 5% sono arrivati da poco nelle nostre scuole e sono per la gran parte non italofoni. Va anche notato che le scuole ci segnalano una pluralita' di diverse competenze nella nostra lingua la quale – ricordiamolo – e' lingua veicolare per ogni disciplina e ha una complessita' maggiore come lingua di apprendimento di quanto abbia come lingua della socialita' infantile e adolescenziale. Del resto, va pure sottolineato che vi sono molte buone pratiche in questo campo''.

In un decennio, ha quindi ricordato Carrozza siamo proficuamente passati ''dall'accogliere 50 mila all'includere 800 mila bambini e ragazzi di cittadinanza non italiana. Una riflessione da parte di tante scuole sulle pratiche positive di questo decennio ci suggerisce che uno specifico investimento va compiuto nella formazione dei docenti sia per quanto riguarda le tecniche di insegnamento, che per quanto riguarda la valorizzazione dell'apporto dei bambini e i ragazzi stranieri possono dare in termine di lingue e culture diverse e come parti integranti la nostra comunita' nazionale''.

''Una linea d'azione – ha concluso – che si sta intraprendendo (e che tante esperienze ci indicano che possa avere buoni risultati) e' dedicata al tema della peer education in contesti multiculturali: alunni e studenti di seconda generazione (o studenti italiani) che fanno da tutor a studenti stranieri di prima generazione e neo arrivati attraverso la valorizzazione e l'implementazione di buone pratiche, in una logica di interscambio culturale''.

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