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Servizio Civile. Renzi chiude: “Solo per italiani, è difesa della patria”

Il premier lascia fuori a sorpresa i ragazzi stranieri, smentendo programmi e annunci del suo governo. "Però riformeremo la legge sulla cittadinanza". Borrelli (FSCN): “È antistorico, e si rischiano una serie idi ricorsi"

Roma – 17 luglio 2014 – “Noi abbiamo scelto nel disegno di legge di non affidare il servizio civile universale se non ai cittadini italiani”.

Parlando martedì sera con senatori e deputati del Partito Democratico, Matteo Renzi ha gelato le attese delle seconde generazioni. Contemporaneamente ha smentito le linee guida sulla riforma del Terzo settore diffuse dal suo governo a maggio e anche il comunicato diramato da Palazzo Chigi una settimana fa, dopo l’approvazione del disegno di legge delega.

Il presidente del Consiglio, riporta l’agenzia Redattore Sociale, ha detto di sapere che “su questo ci saranno polemiche” . Ma ha spiegato che la scelta è dovuta al fatto che il servizio civile universale sarà  un”’occasione di servizio alla Patria”.

“Io penso – ha aggiunto– che  sia maturo il tema di fare una riflessione sulla cittadinanza, e lo inseriamo come d'accordo nel tema sui diritti che affronteremo immediatamente dopo approvata in prima lettura la fase delle riforme costituzionali. Il passaggio – ha però ribadito Renzi – è che se il servizio civile essendo servizio alla Patria, non può che essere affidato se non a cittadini italiani”.

Le parole di Renzi hanno anche spiazzato chi, come il sottosegretario al Lavoro con delega al servizio civile Luigi Bobba, che dava ormai per decisa l’apertura ai cittadini stranieri: “Sono sorpreso. Ora stiamo verificando come questo si traduca nel testo di legge delega di Riforma del Terzo settore che stiamo definendo e che presenteremo nella sua forma definitiva nei prossimi giorni”.

“È un ingessamento culturale antistorico”commenta Enrico Maria Borrelli, Presidente del Forum nazionale Servizio Civile. "Il servizio civile quale occasione di partecipazione alla vita sociale del nostro Paese –spiega – faciliterebbe l’integrazione sociale e culturale di quei futuri nuovi cittadini italiani, offrendo al contempo un’opportunità di crescita anche ai giovani italiani che si troverebbero a condividere con loro, in contesti multiculturali, questa esperienza”.

“Ciò non stride – ritiene il presidente del FNSC – con l’ancoraggio del Servizio Civile Universale all’art 52: difendere la Patria oggi significa impegnarsi in attività di solidarietà a favore della comunità. Negare questo diritto ai giovani stranieri che lo chiedono vuol dire non recepire i mutamenti sociali intervenuti nel nostro Paese.”

Borrelli plaude invece all’annuncio di voler rivedere le regole per diventare italiani. Però avverte: “Se la legge sulla cittadinanza e quella sulla riforma del servizio civile non cammineranno di pari passo si rischiano una serie infinita di ricorsi…

EP
 

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