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Sfruttamento di migranti: scandalo in Olanda e Germania

Roma, 15 dicembre 2022 – Le autorità tedesche hanno scoperto una rete di aziende olandesi che impiegavano migranti nei Paesi Bassi, costringendoli a vivere in case diroccate in Germania. E proprio a causa di questa storia, ora torna a essere messa in discussione la legge europea sulla libera circolazione dei lavoratori.

Migranti, scoperta rete di sfruttamento nei Paesi Bassi

Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalle forze di polizia della regione tedesca della Renania Settentrionale-Vestfalia e dalle autorità olandesi, i migranti dipendenti erano costretti a pagare gran parte dei loro stipendi per alloggi sponsorizzati dai datori di lavoro. Case che, tuttavia, erano in pessime condizioni. Tanto da rappresentare un pericolo per la loro sicurezza. Pare infatti che le agenzie interinali acquistino o affittino alloggi a basso costo in Germania. Luoghi dove le condizioni di vita sono spesso al di sotto degli standard, creando così un pericolo per i residenti. Dopodiché le agenzie attirano i lavoratori dall’Europa orientale tramite false promesse, e in seguito traggono un profitto dal loro lavoro. Non è tutto: stando a quanto riportato dalle autorità, sembra che spesso i salari non venissero nemmeno versati. E i migranti fossero costretti a lavorare turni estenuanti principalmente nell’industria della carne o nei cantieri edili.

Pagonis Pagonakis, che gestisce un progetto sui diritti dei lavoratori migranti all’interno dell’Ue promosso dalla Confederazione tedesca dei sindacati, ha sottolineato come la libera circolazione renda difficile per le autorità competenti tracciare il dove e in quali condizioni i dipendenti vengano impiegati. Questo permette a “strutture altamente organizzate” di sfruttare i migranti. Per Enrico Somaglia, vicesegretario generale della Federazione europea dei sindacati dell’alimentazione, dell’agricoltura e del turismo, poi, la direttiva olandese sul lavoro interinale presenta delle lacune e che il Paese ha bisogno di regole più severe.

Per riuscire a smantellare queste reti, le autorità tedesche e olandesi, in collaborazione con quelle polacche e rumene, hanno lavorato ai blitz della polizia. Fondamentale è stato anche il supporto dell’Autorità europea del lavoro.

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