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SICUREZZA: IL ‘NODO’ REATO IMMIGRAZIONE CLANDESTINA

(ANSA) – ROMA, 13 MAG – Reprimere l’immigrazione clandestina senza però ingolfare ulteriormente la già lenta macchina giudiziaria o portando all’emergenza le già sovraffollate carceri italiane (i detenuti sono ora 52.686, ci cui circa il 37% stranieri, per una capienza regolamentare di 43.063 posti): trovare la ‘quadra’ non è semplice. Se ne sono accorti i ministri che oggi hanno partecipato alla prima riunione a Palazzo Chigi per mettere a punto il ‘pacchetto sicurezza’. Il nodo più difficile da sciogliere resta infatti quello dell’introduzione del reato di immigrazione clandestina. La legge Bossi-Fini attualmente in vigore, infatti, prevede la reclusione da uno a quattro anni per lo straniero che, senza giustificato motivo, si è trattenuto violando l’ordine di lasciare l’Italia. L’ipotesi circolata nei giorni scorsi era quella introdurre un reato di immigrazione clandestina ‘tout court’, con l’arresto in flagranza, processo per direttissima, una pena dai 6 mesi ai quattro anni di carcere e l’espulsione immediata. Il rovescio della medaglia di una previsione così dura rischia di essere triplice: l’arresto degli irregolari farebbe schizzare in alto le statistiche sulla criminalità, con un effetto ‘boomerang’ a livello politico; i giudici sarebbero sommersi da una mole di processi per direttissima; si rischia di violare una serie di indicazioni date dalla Corte Costituzionale sulla necessità che la pena sia in linea con il principio di uguaglianza e di proporzionalità della finalità rieducativa della pena. I giudici della Consulta avevano già bocciato, nel 2004, la Bossi-Fini nella parte in cui prevedeva l’espulsione coatta degli extracomunitari senza la convalida dell’autorità giudiziaria e l’obbligo di arresto in flagranza (con pena da sei mesi a un anno) del clandestino che violava l’ordine di allontanamento del questore. Il precedente governo Berlusconi corse ai ripari, e tra l’altro, inasprì la sanzione che da amministrativa diventò delitto. La Corte Costituzionale, con una sentenza del febbraio del 2007, ha sollevato una serie di dubbi su quest’ulteriore giro di vite che – ha fatto notare il presidente emerito della Consulta, Valerio Onida, in un articolo sul ‘Sole24 ore’ di oggi – rappresentano un ‘memento’ ai futuri interventi: "il quadro normativo in materia di sanzioni penali per l’illecito ingresso o trattenimento di stranieri nel territorio nazionale, risultante dalle modificazioni che si sono succedute negli ultimi anni, anche per interventi legislativi successivi a pronunce di questa Corte, presenta squilibri, sproporzioni e disarmonie, tali – scrive la Consulta – da rendere problematica la verifica di compatibilità con i principi costituzionali di eguaglianza e di proporzionalità della pena". Il nodo non sembra facile da sciogliere se è vero che il ministro della Giustizia Alfano, uscendo da Palazzo Chigi, alla domanda se sarà introdotto o meno il reato di immigrazione clandestina, ha risposto: "Abbiamo come punto fermo il contrasto all’immigrazione clandestina. Troveremo nelle prossime giornate la formula per attuare questo intendimento". (ANSA).

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