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Stop alla Bossi-Fini? La maggioranza dice “no”

"Inaccettabile" la proposta del leader della Cgil Guglielmo Epifani di congelare per due anni la legge sull’immigrazione ROMA, 3 novembre 2008 – La Bossi-Fini non si tocca. Il governo non ha nessuna intenzione di accogliere la proposta del leader della Cgil Guglielmo Epifani di congelare per due anni la legge sull’immigrazione al fine di consentire agli immigrati che perdono il lavoro di restare in Italia fino a che non ne trovano un altro.

La Bossi-Fini, ha spiegato il leader sindacale in un’intervista al "Corriere", fa sì che gli immigrati perdano il diritto al permesso di soggiorno nel momento in cui, per qualunque motivo, smettono di lavorare. Se restano in Italia, si trasformano in clandestini. "Siccome sono persone che hanno lavorato, e lavorato bene, non avrebbe senso mandarle via", ha osservato Epifani.

Le sue argomentazioni, però, non hanno convinto nessun esponente del governo, anche se hanno fatto breccia in qualche parlamentare della maggioranza.

Il ministro della Difesa Ignazio la Russa dice no al congelamento della legge. "Sarebbe un messaggio deleterio", sostiene l’esponente di An, preoccupato dell’eventualità che tra i potenziali immigrati passi il messaggio "Andiamo in Italia che tanto lì non ci fanno niente". In realtà La Russa riconosce che è giusto integrare in Italia chi lavora: "Troviamo le forme, ma la sospensione della Bossi-Fini mi vede contrario".

Per il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano é "inaccettabile sospendere la Bossi-Fini", senza contare che la proposta di Epifani "porterebbe l’Italia al di fuori delle norme-base sull’immigrazione in Europa", ma, in un contesto di particolare crisi, si può discutere l’ipotesi di permettere agli immigrati rimasti senza lavoro di restare in Italia legalmente per più dei sei mesi attualmente previsti, ad esempio fino a otto mesi.

Nel centrodestra prevalgono i giudizi negativi, come quelli del leghista Roberto Cota o del vicecapogruppo del Pdl Italo Bocchino, ma la proposta di Epifani trova qualche estimatore. Giuliano Cazzola, vicepresidente della commissione Lavoro di Montecitorio, non sarebbe affatto contrario a mettere tra parentesi la Bossi-Fini. Nelle regioni del Centro-Nord, osserva, ci sono settori produttivi che senza immigrati "non ce la farebbero a tirare avanti". Nella sola Emilia Romagna, gli immigrati sono il 17 per cento dei lavoratori, hanno un reddito imponibile di 3 miliardi di euro e sono "una componente strutturale dell’economia".

Margherita Boniver, altra parlamentare del centrodestra, vedrebbe di buon occhio un alleggerimento della Bossi-Fini almeno per le badanti e le collaboratrici domestiche, venendo così incontro alle esigenze delle famiglie.

Nell’opposizione, invece, tutti d’accordo nel dar ragione a Epifani. Il deputato del Pd Jean Leonard Touadì vede nella Bossi-Fini una legge che "ha fallito" e si associa alla richiesta di sospenderla. Gianluca Lion, responsabile "terzo settore" del Pd boccia la legge come "un flop". Paolo Ferrero, segretario del Prc, condivide le "parole di buon senso" di Epifani. La sua preoccupazione è che il centrodestra voglia inasprire la Bossi-Fini e usare i lavoratori immigrati clandestini per "indebolire i diritti dei lavoratori regolari".

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