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Tassa sui permessi. I patronati: “Ministero ambiguo, così danneggia gli immigrati”

Inca, Inas, Acli e Ital chiedono “una comunicazione chiara e trasparente alle Questure e all’utenza” sulla cancellazione del contributo da 80 a 200 euro. “Inammissibile che non siano state date ancora indicazioni”

Roma – 21 giugno 2016 –  “Ambiguità”,  “informazioni errate”, “assenza di comunicazione”. È così che il ministero dell’Interno sta rispondendo alla cancellazione della tassa sui permessi di soggiorno, “generando un danno” a quegli immigrati che continuano a pagarla ingiustamente. 

A sollecitare una “comunicazione chiara e trasparente alle Questure e all’utenza in merito alle novità introdotte dalla Sentenza del TAR del Lazio del 24/5 scorso in materia di rilascio e rinnovi dei permessi di soggiorno” è il Centro Patronati (Ce.Pa), a cui aderiscono Inca, Inas, Acli e Ital, che oggi ha inviato una lettera Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere. 

L’assenza di informazioni utili ad adeguare il comportamento della macchina amministrativa secondo quanto disposto dal giudice sulla inesegibilità dell’ulteriore contributo sta creando troppe ambiguità supportate da informazioni errate, denuncia il Ce.Pa in una nota. I siti internet della Polizia di Stato, delle Poste, dei Comuni che illustrano i requisiti per l’ottenimento dei titoli di soggiorno non sono stati ancora aggiornati. Questo nonostante ad oggi la Pubblica Amministrazione non possa esigere il pagamento di un ulteriore contributo che di fatto, per disposizione del Tribunale Amministrativo, non esiste più.

Questa assenza di comunicazione, inizialmente giustificata con le esigenze di raccordo con gli altri Ministeri, MEF in primis, sta generando un danno a quegli stranieri che richiedono il permesso di soggiorno e pensano, affidandosi alle informazioni disponibili sui siti ufficiali delle Amministrazioni, che questo sia ancora dovuto. Ad oltre 20 giorni dalla Sentenza che cancella l’ulteriore contributo non è ammissibile che non siano state date indicazioni corrette per gestire le modifiche normative introdotte  ma che, anzi, si insista nel diffondere messaggi ambigui o generatori di comportamenti scorretti.

Mancano inoltre informazioni, sottolineano i patronati, sull’aggiornamento del sistema telematico in uso alle Questure che ancora oggi richiede il versamento del contributo da 80 a 200 per portare a definizione la procedura amministrativa del permesso di soggiorno. Si arriva a casi limite dove alcune Questure si spingono a richiedere il versamento integrativo con preavviso di rigetto ignorando completamente la portata e l’esecutivita’ della Sentenza del Tribunale Amministrativo del Lazio.

Inca, Inas, Acli e Ital, nel vigilare affinchè non siano compiute irregolarità rispetto al non dovuto versamento dell’ulteriore contributo, chiedono alla Amministrazione di adeguare urgentemente le proprie procedure alla normativa in vigore e di mettere in atto le dovute comunicazioni all’utenza e alle strutture periferiche affinché non si ripetano situazioni di danno agli stranieri che richiedono oggi i permessi di soggiorno. 

 

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