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Tassa sul permesso, agli immigrati è costata mezzo miliardo

La inventò l’ultimo governo Berlusconi, ma poi Monti, Letta e Renzi se la sono tenuta stretta. E gli stranieri in Italia l’hanno pagata ingiustamente 3,7 milioni di volte

Roma – 28 ottobre 2016 – Ottanta, cento, duecento euro. Versati da ogni immigrato maggiorenne a ogni domanda di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno. In aggiunta ai trenta euro per stampare il permesso, ai sedici euro di marca da bollo e ai trenta euro chiesti dagli uffici postali per accettare le domande e girarle alle Questure. 

Il “contributo per il rilascio e il rinnovo” fu un regalo dell’ultimo governo Berlusconi. Previsto sin dall’estate del 2009 dal Pacchetto Sicurezza (lo stesso dell’immortale reato di clandestinità), fu disciplinato con un decreto firmato nell’ottobre 2011 dagli allora ministri dell’Interno e dell’Economia Roberto Maroni e Giulio Tremonti.

Quando all’inizio del 2012 quel decreto arrivò in Gazzetta Ufficiale, Berlusconi, Maroni e Tremonti non erano più al governo, ma il nuovo esecutivo guidato da Monti, nonostante l’impegno pubblico a rimodularlo, si tenne stretto il contributo così com’era: tra crisi e austerity, le Casse dello Stato non potevano rinunciare a quell’entrata aggiuntiva. 

A quei tempi il centrosinistra, Partito Democratico in testa, protestava fortemente contro “una tassa odiosa, frutto di una mania di persecuzione nei confronti degli immigrati” (Livia Turco dixit). Poi però, quando il centrosinistra è tornato al governo e il segretario del Partito Democratico è anche diventato Presidente del Consiglio, la tassa è rimasta tale e quale ed è stata pure difesa da quello stesso governo in tribunale. 

Si arriva così ai giorni nostri e alla sentenza del Consiglio di Stato che mercoledì scorso ha cancellato il contributo per rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno, perché illegittimo.

Ma dal 2012 a oggi, quanti l’hanno pagato e, soprattutto, quanto hanno sborsato? A fare i conti, aggiornati allo scorso luglio, sono stati proprio i ministeri dell’Interno e dell’Economia, in due note allegate al ricorso presentato e perso davanti al Consiglio di Stato. 

C’è scritto sopra che “con un buon grado di approssimazione”, è stato pagato il contributo per 3,7 milioni di permessi di soggiorno. I pagamenti, e qui le cifre sono più precise, ammontano invece complessivamente a  487.700.000  euro. Quasi mezzo miliardo di euro che, ad oggi, risulta essere uscito ingiustamente dalle tasche degli stranieri per finire ingiustamente, lo dicono le sentenze, nelle casse dello Stato. 

Quei numeri ora fanno tremare i polsi al governo e girare ulteriormente le scatole agli immigrati. Perchè è da quei numeri che si dovrà partire quando (e il momento è arrivato) bisognerà cominciare a parlare di rimborsi

Elvio Pasca

 

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