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Tre insegnanti italiani arrestati in Bulgaria per aver soccorso migranti

Roma, 7 gennaio 2025 – Durante le vacanze di Natale, tre insegnanti italiani sono stati arrestati in Bulgaria dopo aver soccorso tre migranti marocchini in difficoltà. I protagonisti della vicenda sono Simone Zito, Lucia Randone e Virginia Speranza, membri del collettivo Rotte balcaniche, un gruppo di attivisti che opera nelle zone di confine dell’Europa sud-orientale, in particolare in Bosnia, Serbia e ora Bulgaria.

Il soccorso ai migranti

Il 24 dicembre, nel pomeriggio, i tre insegnanti hanno ricevuto una richiesta di aiuto da parte di tre ragazzi marocchini trovatisi in difficoltà in un bosco. Uno di loro era in condizioni critiche, in uno stato iniziale di ipotermia. Nel giro di pochi minuti, gli insegnanti hanno preparato cibo, vestiti, acqua, tè caldo, mantelline termiche e una borsa di primo soccorso per raggiungerli.

«I ragazzi erano terrorizzati», racconta Simone Zito. «Per convincerli a chiamare i soccorsi, abbiamo dovuto rassicurarli che, grazie alla nostra presenza, non sarebbero stati picchiati ma condotti in un centro di detenzione temporaneo per due settimane, prima di essere trasferiti in un campo aperto dove avrebbero potuto chiedere asilo».

L’arresto e l’interrogatorio

Dopo aver allertato il 112, sul posto sono arrivate le forze dell’ordine bulgare. «Ci hanno intimato di consegnare i passaporti, nonostante non fossero necessari», ha dichiarato Zito. Poco dopo, un ufficiale ha comunicato che sarebbero stati arrestati e ha confiscato i loro telefoni. L’auto degli insegnanti è stata perquisita e due di loro sono stati ammanettati. Tutti e tre sono stati portati alla stazione di polizia di Malko Tarnovo, dove sono stati rinchiusi in una stanza sporca e priva di infissi. Durante l’interrogatorio, è stato chiesto loro come avessero ottenuto le informazioni sui migranti e se fossero parte di un’organizzazione.

La notte in carcere

Dopo l’interrogatorio, i tre sono stati trasferiti in carcere. «Abbiamo cercato di dormire per terra o su sedie puzzolenti», ha raccontato Simone. «Quando abbiamo chiesto di andare in bagno, ci hanno portati in un sotterraneo con un lungo corridoio buio e spoglio, dove abbiamo visto celle chiuse da pesanti lucchetti». Nonostante la situazione, gli insegnanti si sono sentiti sollevati nel vedere che i tre ragazzi marocchini erano vivi, sebbene spaventati e infreddoliti.

Il rilascio

Dopo circa 24 ore, gli insegnanti sono stati rilasciati. «Ci hanno chiesto di firmare documenti in bulgaro, ma ci siamo rifiutati», ha spiegato Zito. «Siamo abbastanza sicuri di aver salvato tre vite e di aver fatto un po’ di galera per questo. Oggi, in Europa, funziona così. Siamo sereni».

La vicenda solleva interrogativi sul trattamento riservato ai migranti e a chi cerca di soccorrerli lungo le rotte balcaniche. I tre insegnanti italiani hanno dimostrato coraggio e solidarietà, affrontando conseguenze personali per salvare vite umane. La loro storia rappresenta un esempio di resistenza contro le politiche migratorie sempre più restrittive dell’Unione Europea.

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