Bruxelles, 21 ottobre 2016 – I capi di Stato e di governo dell’Ue hanno avuto ieri sera “una discussione molto seria e molto ampia” durante il Consiglio europeo che continua anche oggi a Bruxelles, in particolare sul tema dell’immigrazione, dove “a livello di parole si e’ fatto un passo in avanti”, ma “piu’ che le parole servono i fatti”.
Lo ha affermato il premier italiano Matteo Renzi ieri notte al termine della prima giornata dei lavori del vertice. “Bene la discussione sull’immigrazione, ma noi continuiamo a dire che piu’ che le parole servono i fatti”, ha osservato il premier con un chiaro riferimento al rifiuto di diversi Stati membri di accogliere la quota loro assegnata di rifugiati provenienti da Italia e Grecia, attuando la decisione Ue sui “ricollocamenti” (“relocation”).
Con un riferimento implicito alle richieste italiane alla Commissione europea di applicare la clausola di flessibilita’ per il deficit pubblico superiore al previsto nella manovra finanziaria per il 2017, in gran parte proprio a causa della spesa per la gestione dell’emergenza migratoria, Renzi ha detto di non aver avuto alcun incontro bilaterale con il capo dell’Esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker, ma ha sottolineato il riconoscimento, da parte del Consiglio europeo, del “contributo anche economico” da parte dei governi, come quello italiano, in prima linea nella crisi. “Juncker l’ho visto durante la riunione e lo vedro’ sicuramente anche domani (ovvero oggi, ndr), ma non c’e’ un incontro bilaterale e non e’ previsto che ve ne siano” durante questo vertice, ha spiegato Renzi. “Trovo pero’ molto importante – ha aggiunto – che sia stata approvata la parte del documento, venuta da una proposta italiana, che dice che si deve riconoscere lo sforzo che viene fatto in particolar modo dai governi che stanno subendo di piu’ l’immigrazione, e questo – ha concluso il premier – mi pare che sia un bel passo in avanti”.
Nelle conclusioni del vertice, nel paragrafo in cui si afferma che “occorrono maggiori sforzi per ridurre il numero di migranti irregolari, in particolare dall’Africa, e migliorare i tassi di rimpatrio”, viene riconosciuto “il considerevole contributo, anche di natura finanziaria, apportato negli ultimi anni dagli Stati membri in prima linea” sulle rotte migratorie. Nel testo delle conclusioni c’e’ anche la richiesta del Consiglio europeo agli Stati membri “di intensificare ulteriormente gli sforzi volti ad accelerare i ricollocamenti” dei rifugiati da Italia e Grecia, ma da questo paragrafo si sono chiamati fuori con una nota a pié di pagina, proprio i due paesi (Slovacchia e Ungheria) che contestano l’obbligo di accogliere la loro quota di rifugiati, e che hanno inoltrato (con l’appoggio anche della Polonia) una ricorso contro quell’obbligo alla Corte europea di Giustizia.