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Un albo nazionale per i mediatori interculturali

Proposta di legge alla Camera. Definisce il percorso di formazione e i requisiti per esercitare la professione

Roma – 12 marzo 2009 – In un’Italia sempre più multietnica, il mediatore interculturale è una figura chiave nei rapporti tra vecchi e nuovi cittadini e, soprattutto, tra questi ultimi e le istituzioni. Ad oggi però  i mediatori non hanno ancora un pieno riconoscimento professionale, né un percorso di formazione univoco.

Un punto ferma prova a metterlo una proposta di legge delega presentata all’inizio di febbraio  alla Camera da Aldo di Biagio, deputato PdL eletto nella Ripartizione Europa. Il testo ha tra i suoi firmatari esponenti di maggioranza e opposizione e sarà illustrato oggi pomeriggio nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta
Al governo si chiede di istituire con dei decreti legislativi l’”Albo dei mediatori interculturali”  e l’”Albo delle associazioni di mediazione interculturale” e di armonizzare la normativa già esistente. Dovrà poi essere definito un percorso formativo, che coinvolgerà soggetti istituzionali ma anche parti sociali e terzo settore.

Dopo esserci cimentati con una formazione di base su comunicazione e legislazione del lavoro, gli aspiranti mediatori passeranno alla formazione specialistica indispensabile per operare in ambiti diversi (scuole, ospedali,  tribunali ecc.) . Il governo dovrà poi prevedere l’utilizzo dei mediatori da parte di istituzioni pubbliche e private e di organizzazioni di volontariato che si occupano di immigrati.

La proposta di legge individua anche i requisiti per l’iscrizione all’Albo, senza la quale non si potrà esercitare la professione. Bisognerà conoscere la lingua e la cultura italiana così come lingua e cultura di almeno un paese straniero.  Richiesta anche una laurea in discipline umanistiche , sociali o linguistiche, o, se manca il titolo, la dimostrazione di aver acquisito comunque conoscenze “idonee ed equivalenti”  nei Paesi d’origine.

Una norma transitoria tutelerà quanti già oggi fanno i mediatori interculturali. Chi ha maturato esperienza presso enti pubblici e privati potrà comunque iscriversi all’albo entro sei mesi dalla data di entrata in vigore dei decreti legislativi. 

“Sanare la situazione di migliaia di mediatori”
“La valorizzazione della figura dei mediatori interculturali, consentirà una maggiore e più profonda conoscenza del fenomeno dell’immigrazione nel nostro Paese, avvicinando l’opinione pubblica alle variabili sociali del multiculturalismo, esorcizzando ipotesi di derive di intolleranza, sempre più frequenti nella nostra società” commenta Aldo Di Biagio.

“Importanti sono i contributi ed il confronto costante con i referenti sindacali e istituzionali – sottolinea  il deputato Pdl – infatti la proposta di legge si mostra particolarmente sensibile alle riflessioni più volte formulate dal Sei Ugl, dall’Ale Ugl e dal Coordinamento nazionale dei mediatori interculturali dell’Ugl”.

Luciano Lagamba, presidente Sei Ugl e Giancarlo Bergamo, presidente Ale Ugl, auspicano “un riscontro bypartisan, già in Commissione Lavoro” durante l’iter della proposta di legge, con la quale “si sana una situazione di precarietà che coinvolge migliaia di operatori sociali impiegati dalla pubblica amministrazione e dal settore privato”.

“Dopo il riconoscimento di legge, che auspichiamo arrivi in tempi veloci, sarà compito del sindacato battersi affinché la figura professionale dei mediatori interculturali sia inserita nei contratti collettivi di riferimento” concludono i due sindacalisti.

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Proposta di legge 2138: “Delega al governo per l’istituzione dell’Albo dei mediatori interculturali”

Elvio Pasca

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