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Cècile Kyene Kashetu: “L’Europa ha bisogno di noi, ma sembra non essersene accorta”

“Gli immigrati non vanno visti solo come lavoratori, ci vuole partecipazione culturale, sociale, economico e politica. Anche le ultime scelte del governo italiano vanno nella direzione opposta”

Roma – 5 settembre 2011 – Cécile Kyenge Kashetu è nata a Kambove, in Congo ed è in Italia dal 1983. Arrivata qui per studiare medicina, oggi è oculista in diversi Poliambulatori di Modena e provincia, ma si è anche distinta un costante impegno al servizio della promozione sociale e dell’integrazione, con un riguardo particolare all’Africa.

Promotrice e Presidente dell’Associazione Interculturale DAWA, promuove e coordino il progetto AFIA su sanità e salute a Lubumbashi, nella Repubblica Democratica del Congo. Partecipa alla formazione di operatori sanitari sulla medicina dell’immigrazione ed è attiva nell’associazionismo, e nella promozione della piena cittadinanza degli immigrati, attraverso il progetto “Diaspora Africana” .

Nel 2004 è stata eletta consigliere della circoscrizione 3 di Modena, è membro dell’esecutivo e della segretaria regionale del Partito Democratico, per cui ricopre il ruolo di responsabile immigrazione per l’Emilia Romagna. Nel 2010 è stata portavoce del movimento primo marzo 2010 di Bologna, che organizzo lo sciopero degli immigrati, all’inizio di quest’anno ha collaborato all’elaborazione della carta mondiale dei migranti, fatta a Gorée, in  Senegal.

Osservando le politiche d’immigrazione in tanti paesi europei, si nota una notevole chiusura verso gli immigrati. Queste politiche danno l’impressione che l’Europa non abbia più bisogno degli immigrati. È così?

Nei prossimi decenni, senza i migranti, l’Europa sarà in difficoltà. L’aumento esponenziale delle persone anziane non è proporzionale alle nascite e quindi a colmare la percentuale di giovani in età lavorativa. Tra 40 anni la percentuale dei non lavoratori toccherà il 67% senza l’ingresso dei migranti. Credo però che sia sbagliato vedere il migrante solo come forza lavoro, perché l’immigrazione è un fenomeno naturale che deve vedere la partecipazione culturale, sociale, economico e politica delle persone.

Qualche settimana fa la Camera e il Senato hanno approvato la legge di conversione del Decreto Legge “rimpatri”. Che ne pensi?

Credo che per l’ennesima volta si veda la mancanza di governare responsabilmente delle nostre istituzioni. L’allontanamento dei comunitari, il prolungamento della detenzione nei Cie e i respingimenti di massa per migranti irregolari dal nostro territorio verso mete che sono vere e proprie prigioni , non sono una risposta all’immigrazione, ma la negazione di un fenomeno necessario per il cambiamento e la ristrutturazione del mondo. Con i rimpatri si alimenta la politica delle frontiere e delle vittime delle frontiere. Il costo sia in termini economici del governo , che di vita per migranti è altissimo.

Arci a Lampedusa ha denunciato che 100 immigrati sono stati rimandati in Tunisia senza rispettare le norme sulle richieste di asilo. Non è la prima volta che l’Italia respinge gli immigrati che cercano la protezione internazionale. Prima venivano rimpatriati in Libya, adesso vengono rimpatriati in Tunisia. Che fine fanno queste persone?

In Tunisia gli emigrati irregolari vengono ancora processati e condannati applicando le leggi di Ben Alì che sanciscono il reato di emigrazione clandestina, un altro motivo per chiedere la moratoria delle espulsioni per tutti. Queste persone oltrettutto non possono esercitare i diritti di difesa, in violazione dell’art. 24 della Costituzione, e passano in carcere molti mesi, per aver desiderato una vita più serena fuori dal loro Paese. Triste pagina dell’Italia quella dei respingimenti, sia in mare che dai principali porti del Sud verso il Nord Africa.  Oggi con il cambio del governo in Libia, speriamo che non siano ripresi gli accordi sui respingimenti verso la Libia. E sappiamo dove andavano a finire i migranti, torturati nelle prigioni e nei centri di detenzione. Occorre aumentiamo la vigilanza e le segnalazioni degli episodi di violazione dei diritti umani al tribunale internazionale per una corretta e capillare informazione alla cittadinanza e sopratutto per la protezione dei migranti da un sistema che nega la loro esistenza.


Che cosa può fare il governo italiano per gestire meglio l’arrivo dei rifugiati e garantire loro una vita dignitosa?

L’Italia dovrebbe prima di tutto avere una legge organica e adeguata per la tutela dei rifugiati e dei richiedenti asilo e poi cambiare la sua politica. Una politica di accoglienza che tenda verso la mobilità delle persone, vuol dire dare l’opportunità e la libertà alle persone di poter decidere del futuro della loro vita e di conseguenza anche del paese di accoglienza. Una politica di mobilità permette alle persone di fermarsi in un luogo dove possono soddisfare le loro esigenze lavorative od altro, senza costrizione.

Hai qualche altra osservazione da fare sulla legge italiana sull’immigrazione?

La legge Bossi-Fini va cambiata. Abbiamo bisogno di una vera legge sull’immigrazione che abbia un approccio inclusivo e non di repressione. Una legge che possa essere espressione della vera cittadinanza e rispondere alle esigenze delle persone sia migranti che autoctoni. Per avere una buona legge bisognerebbe partire dal rispetto dei diritti umani, la storia dell’immigrazione /emigrazione dei popoli ed una visione oltre le frontiere per una politica internazionale che debba tenere conto anche del mondo sistema in cui viviamo.

Esistono buone prassi, buone proposte?
Sì, ma rimangono inascoltati da parte del governo. Bisogna partire dal basso, dai territori per arrivare un giorno ad avere una buona legge sull’immigrazione nel rispetto di tutti e per una piena cittadinanza. Per una buona legge sull’immigrazione bisognerebbe avere un alleanza, una collaborazione con i migranti e chi ha vissuto l’esperienza da migranti. Abbiamo pochi nuovi cittadini nei luoghi istituzionali a cominciare dall’alto ( parlamento, senato..) fino alla base. I migranti rimangono “ospiti eterni” pur dovendo mantenere il sistema che li ospita e pagando più tasse di tutti i cittadini. Auspico una legge che combatta anche il razzismo e dove si diventi Stranieri non dal punto di vista anagrafico, ma perché estranei al clima di razzismo che avvelena l’Italia del presente. Autoctoni e immigrati, uniti nella stessa battaglia di civiltà.

Leggi anche: Adopt open immigration policies, EU advised (Theafricanews.com)

Stephen Ogongo Ongong’a

 

La foto di Cécile Kyenge Kashetu è di Dante Farricella per Associazione Dawa

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