Roma, 8 marzo 2021 – Quale migliore occasione, se non quella della Festa della Donna, per conoscere un po’ più da vicino una delle più eccellenti ed apprezzate artiste romene, Luminita Taranu, che, con la sua passione e le sue originali capacità espressive, si è imposta con interesse e curiosità all’attenzione degli esperti e della critica.
Artista per vocazione, ha sempre considerato l’arte una missione. La sua spiccata sensibilità, che traspare dalle sue originali opere, è sempre accompagnata dal coraggio di esplorare nuovi territori attraverso la ricerca coraggiosa di nuove tematiche e tecniche innovative.
Nata a Lugoj, storica città della regione del Banato, vive la sua spensierata infanzia a Bechet, a due passi dal Danubio, dove scopre la passione per il disegno.
Il padre, professore di letteratura e storia, sensibile ed attento all’istruzione della figlia, aveva sempre assecondato le sue inclinazioni ed i suoi desideri, al punto da iscriverla al Liceo artistico di Craiova. I suoi studi proseguiranno a Bucarest. Qui viene selezionata presso la prestigiosa Università di Belle Arti, e finalmente potrà coronare il sogno della sua vita.
L’Italia, considerata durante il regime comunista, la più alta e nobile espressione culturale di tutti i tempi, era diventata ben presto per la nostra artista l’unico riferimento per il futuro perfezionamento della sua formazione: soltanto il suo ricco e sterminato patrimonio storico poteva soddisfare il profondo sentimento spirituale di bellezza di Luminita Taranu.
Il Governo romeno, nel centenario dell’Unità Nazionale, avendo riconosciuto le sue eccezionali doti, le aveva assegnato il “Premio di Eccellenza” premiando la sua attività artistica in Italia e nel Mondo, e soprattutto per il suo contributo alla conservazione dell’eredità culturale romena.
INTERVISTA A CURA DI GIUSEPPE SERGIO BALSAMA’
Luminiţa Ţăranu, quando nasce in lei l’interesse per l’arte?
«Il primo approccio con la creazione è stato nella prima infanzia, quando, alla scuola materna, disegnavo e coloravo dei motivi geometrici ritmici, istintivamente ma sicuramente condizionata dagli affascinanti tappeti che vedevo tessere da mia nonna e dalle mie zie, in campagna. Più tardi mi ricordo le composizioni che dipingevo a gouache, con personaggi in azione, o pure la prima composizione con corpi umani connessi, che sono rimaste nella mia memoria interiore e che da grande ho esteriorizzato nell’Installazione pittorica sul corpo umano, nella serie delle PICTA. Riconosco il fascino esercitato su di me dalla pittura murale delle antiche chiese della Romania, come i monasteri del nord della Moldavia, i primi “musei” dove mio padre ci ha accompagnato a visitare. Poi i libri di Henri Perruchot sulle vite dei meravigliosi artisti di fine ‘800 e inizio ‘900, in particolar modo “La gioia della vita”, la biografia romanzata di Van Gogh, libri che alimentavano i miei sogni.
Predisposizione confermata e incentivata anche da vari premi ricevuti a ogni età, dall’infanzia all’adolescenza; e qui mi viene in mente l’esperienza della prima Olimpiade di Arti Plastiche, a Bucarest, nel 1977, anno segnato dal terribile terremoto, la città era distrutta.
Ci accompagnò il professore e lo scultore Ilie Berindei, che insegnava al nostro liceo, vinsi il primo premio per studio e composizione con la tecnica del disegno e insieme a due miei colleghi della sezione scultura, attraverso i nostri risultati, il Liceo d’Arte di Craiova si classificò al primo posto tra tutti i Licei d’ Arte della Romania.
In realtà, mio padre desiderava, sia per me che per mia sorella più grande, che studiassimo la musica classica, il violino. Ma io ho scelto le arti plastiche, proseguendo il Liceo Artistico nella città di Craiova e di seguito l’Accademia di Belle Arti di Bucarest.
A scuola lo studio è stato sempre importante per me, alimentava il mio mondo di sogni. Ma l’arte rappresentava la forma maggiore di esprimersi, la più nobile. Prendere l’indirizzo delle arti visive è stata una scelta consapevole, corrispondeva al mio forte desiderio di comunicare i miei pensieri, il mio vissuto, attraverso la mia sensibilità; forse c’entrava con il mio amore per il mondo, lo sentivo come una missione. Un sentimento che, nella sua purezza, è rimasto integro, a distanza di decine di anni.»
Cosa l’ha spinta a scegliere di stabilirsi in Italia ?
«Ho sempre desiderato vedere l’Italia per il suo incredibile Patrimonio artistico, architettonico, culturale. Il primo impatto l’ho avuto nell’infanzia, quando mio padre, professore di storia e letteratura e appassionato di archeologia, è tornato da un desiderato viaggio organizzato in Italia, portandoci degli album su Michelangelo e su Roma. Andando verso Napoli, all’inizio dell’autostrada Roma – Sud, aveva scattato una foto, in cui, più tardi, mio marito ha riconosciuto la zona dove noi attualmente abitiamo.
Il mio primo viaggio a Roma era di documentazione, per conoscere l’arte e la vita artistica contemporanea, non era mia intenzione di rimanere, ma si è trasformato in un viaggio di vita in quanto qui ho incontrato il mio futuro marito, l’Architetto Pietro Bagli Pennacchiotti, persona di grande qualità professionale e umana, con il quale collaboro da 34 anni, essendo lui l’autore degli allestimenti delle mie opere monumentali e delle mie mostre personali.»
Come si è avvicinata alla cultura e all’arte italiana? Aveva avuto contatti con artisti?
«A Bucarest frequentavo l’Istituto Italiano di Cultura. Avevo dei progetti artistici che facevano riferimento al conosciuto romanzo di Umberto Eco, “Il nome della rosa”, a Cesare Pavese, a Boccaccio e alle scenografie dei film di Federico Fellini. Se ritornavo, mi avrebbero accordato una borsa di studio in Italia. Prima di partire a Roma, l’Addetto Culturale il Prof. Gianfranco Silvestro mi ha dato una lettera di raccomandazione indirizzata al Ministero dei Beni Culturali per avere una tessera che mi permetteva di visitare musei, istituzioni, gallerie in modo gratuito. Insieme, anche tre indirizzi di artisti italiani che avevano avuto eventi espositivi in Romania; tra loro io ho scelto di conoscere l’artista donna, la scultrice Alba Gonzales, che aveva avuto una personale al Museo di Arte della Repubblica, l’attuale MNAR; personalità solare, con la quale ho un bel rapporto di amicizia che dura da più di trent’anni. Lei mi ha accompagnato dal critico e storico di arte moderna e contemporanea Giorgio Di Genova, che ha apprezzato la qualità grafica e concettuale delle mie litografie, incisioni e disegni sul tema della metamorfosi. Lui mi ha presentato al Centro di Ricerca d’ Arte Sperimentale Luigi Di Sarro, di Roma, dove ha curato la mostra “Trittico”, insieme a Alba Gonzales che esponeva sculture e Antonella Cappuccio, un’altra artista molto conosciuta, che esponeva incisioni. Una mostra con una struttura interessante, che permetteva nell’arco di un mese di fare una personale di ognuna e, nella quarta settimana, una collettiva.
Mostra che aveva sia il ruolo di presentare le mie opere al pubblico italiano, come anche quello di inserirmi nel mondo artistico romano. Infatti, collaborare con questo centro importante a Roma ha significato per me conoscere tanti artisti bravi di tutto il mondo e lavorare con critici d’arte di valore. Prima di questa mostra mi era stata organizzata, da parte dell’Assessorato alla cultura della città di Monte Porzio Catone, la personale “Metamorfosi”, con disegni, litografie e incisioni. In occasione di questa mostra ho conosciuto la persona che, dopo due anni, è diventato mio marito. Lui mi ha invitato a vedere i suoi disegni nella mostra sul restauro di Galata morente e Auriga, al Campidoglio, poi i più importanti luoghi del centro storico di Roma, per concludere con il Pantheon e la mostra di Picasso a Villa Medici.»
Nel periodo comunista qual’era il ruolo dello stato romeno nella formazione dei giovani artisti?
«L’istituto di Arte Plastiche “Nicolae Grigorescu”, attualmente l’Università Nazionale delle Arti, aveva un numero molto ristretto di studenti e l’esame di ingresso era estremamente selettivo. Considerando che fare arte è una vocazione, mi sembra giusto che chiunque senta il fuoco creativo possa avere la possibilità di accedere alle lezioni, anche perché c’è sempre una selezione “naturale”, nel senso che l’arte è una missione, resiste soltanto chi crede veramente. La difficoltà di accesso impediva a persone dotate di poter frequentare. Adesso certo le cose sono cambiate. Per quanto mi riguarda, considero che la mia formazione è stata ottima, rigorosa dal punto di vista tecnico e libera dal punto di vista concettuale, considerando che il mio professore dell’intero percorso di studio è stato Octav Grigorescu, uno dei pilastri dell’arte moderna della Romania.
Inoltre in Italia mi è stato riconosciuto il titolo di studio eseguito a Bucarest dall’Accademia di Belle Arti di Bologna.»
Cosa ha rappresentato la Romania nella sua produzione artistica?
«Ho sempre affermato che mi sono formata professionalmente in Romania e maturata in Italia.
Mi considero fortunata di aver studiato, al Liceo d’ Arte di Craiova, con l’importante artista Suzana Fantanariu, che ha saputo riconoscere la particolarità delle inclinazioni dei suoi studenti, ma soprattutto che era un esempio di determinatezza, tenacia.La sua grande fede nell’arte come ragione di vita mi ha sempre incoraggiata; un’artista donna di indiscusso valore internazionale. La mia fortuna è proseguita studiando all’Accademia di Belle Arti a Bucarest, con Octav Grigorescu, artista intellettuale di grande sensibilità, che proponeva un modo nuovo di trasporre il mondo in uno spazio aperto, pieno di luce, molto innovativo. Il suo modo di insegnare era caratterizzato dall’apertura concettuale nell’arte e verso la cultura, ma anche dall’approccio tecnico. Nel duro inverno dell’85, quando facevo chilometri a piedi per arrivare all’accademia, da lui ho imparato la tecnica della litografia in tutti i suoi dettagli, rigore che mi ha aperto le porte della litografia sperimentale che ho elaborato nei due anni nei quali ho lavorato al Laboratorio di incisione di UAP a Bucarest.
Ma la Romania non mi ha dato soltanto buone possibilità di istruirmi. Ai miei genitori devo l’infanzia bellissima vissuta a Bechet, città a 4 km del Danubio, il contatto con la natura incontaminata, con la luce, il calore delle estati torridi e il fascino degli inverni sotto la coperta di neve, gli animali domestici che poi sono diventati protagonisti delle mie “Tavole anatomiche”, come le ha nominate Giorgio Di Genova.
E soprattutto l’amore che ho ricevuto da mamma, il cui abbraccio ritrovo adesso negli estesi campi di grano, di mais, girasole, nei terreni attraversati dagli spostamenti delle mandrie di mucche come onde della terra, e da mio padre, personalità di grande sensibilità intellettuale che mi ha trasmesso l’apertura alla cultura, alla socialità, al mondo. La Romania mi ha donato la formazione, ma soprattutto un bagaglio di umanità e valori che ho portato con me.»
Quali riconoscimenti e quali premi ha vinto durante la sua carriera?
«Il grande artista Gino De Dominicis consideravachei preminon sono quelli che indicano il vero livello di valore della creazione di un artista, e io sono d’accordo con la sua affermazione.
Ma per l’aspetto convenzionale del mondo in cui viviamo, sono rappresentavi. Personalmente considero che il premio più importante è stato superare l’esame d’ingresso all’Accademia di Belle Arti e lavorare per 2 anni nel laboratorio di incisione dell’Unione degli Artisti Plastici a Bucarest, dove ho fatto il vero salto di qualità nel mio modo di pensare artistica, nelle litografie e nelle incisioni, opere che mi hanno portato a vincere la Borsa dell’Unione degli Artisti Plastici della Romania, per disegno e incisione, un premio nazionale molto importante per un giovane artista. E’ stato il riconoscimento del mio livello creativo, concettuale e tecnico e mi ha dato anche la possibilità economica di venire in Italia. Il più grande premio è stato vivere in Italia, dove ho costruito la mia famiglia, da cui è nato il nostro figlio Lorenzo. Dal punto di vista lavorativo, la possibilità di lavorare in un paese cosi stimolante, di confrontarmi attraverso le mie opere nelle mostre personali e collettive. Nel 1996 mi è stata assegnata la “Targa d’argento Città di Sulmona” al XXIII PREMIO SULMONA, Rassegna Internazionale di Arte Contemporanea, per l’opera “SUPERSLIDE n. 29”- Palazzo della Annunziata, Sulmona, dove ero stata invitata dal Prof. Giorgio Di Genova. Ricordo con piacere questo evento anche perche un premio diventa importante quando l’opera è rappresentativa per un certo tipo di ricerca. Infatti, “SUPERSLIDE n. 29” è un’opera perfetta, che fa parte delle opere megaoggettuali sul concetto del tempo soggettivo.
Nel 2012, alla Rassegna Internazionale Premio Lìmen Arte al Museo Enrico Gagliardi, Vibo Valentia, mi è stata assegnata la menzione speciale della critica per l’installazione pittorica “metafora gruppo centrale Y + particolare centrale + particolare inferiore”, con la motivazione: “per aver contribuito ad accrescere il complessivo livello artistico della manifestazione espositiva con la particolare qualità artistica e semantica”. L’opera fa parte della grande Installazione sul corpo umano, sul concetto postclassico del corpo umano non anatomico, ma come opera d’arte, e che avevo creato nel 2002 per la mostra bipersonale “doppio4verso” al Polo Museale Civico Tuscolano “Scuderie Aldobrandini “ a Frascati (RM), esposta poi nella mostra personale “metamorfosi-percorsi” al Museo d’Arte delle Eccellenze Italiane MAGI’900 a Pieve di Cento (Bologna), all’invito di Giorgio Di Genova.
Una grande soddisfazione mi ha dato la selezione, attraverso concorso, del mio progetto “COWMAN of the world” – l’UOMOMUCCA del mondo, installazione con la quale ho partecipato alla manifestazione inaugurale del Nuovo Museo delle Scienze MUSE di Trento, progettato dall’Architetto Renzo Piano. Rappresenta il mio pensiero filosofico e artistico sul mondo attuale, sul concetto di multiculturalità e propone un’alternativa poetica alla grave attuale crisi ambientale dovuta alla presenza invasiva dell’uomo sulla Terra, ai suoi eccessi. Prodotto da una metamorfosi e da una mutazione, rappresenta la storia della trasformazione condizionata e dell’evoluzione dello spirito di ognuno di noi. L’UOMOMUCCA è discendente dell’Uomo-Animale, fusione tra natura e civiltà.
La mucca rappresenta il nutrimento, la natura, l’istinto, l’atavico, la sacralità, la madre Terra. L’uomo rappresenta l’intelligenza, la coscienza e la civiltà. E il prototipo ideale di una nuova creatura, protagonista del futuro. La sua esistenza è necessaria per ristabilire l’equilibrio della vita sulla nostra Terra. Nasce sporadicamente in diversi continenti, in contemporanea: “UOMOMUCCA Africa Orientale”, “UOMOMUCCA America del Nord”, “UOMOMUCCA Europa”, UOMOMUCCA Australia Sud-Orientale, UOMOMUCCA America del Sud. Si moltiplica in tutti i continenti fino a diventare una popolazione. Si evolve e diventa “COWMAN OF THE WORLD“, cittadino del mondo. Il progetto è iniziato nel 2006, concretizzato nelle due mostre curate dal critico di arte moderna e contemporanea Mario de Candia all’Accademia di Romania in Roma e all’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, con l’allestimento dell’Architetto Pietro Bagli Pennacchiotti.
Nel 2020 ho vinto il Premio Speciale per l’Artista Straniero al XXXXVII PREMIO SULMONA, Rassegna Internazionale di Arte Contemporanea, per l’opera “PICTA MANENT 2020”, Museo Civico Diocesano Santa Chiara, Sulmona (AQ), Abruzzo, dove sono stata invitata dal critico d’arte, sociologo e scrittore Maurizio Vitiello. Creata in occasione della mostra dedicata all’artista fondatore Gaetano Pallozzi, l’opera fa parte del mio lavoro sul rapporto tra l’antico e il contemporaneo, il corpo umano considerato dal punto di vista dell’opera d’arte, in cui le armonie e gli equilibri sono risultato di un’epurazione e la sua centralità viene contestualizzata in rapporto con la contemporaneità.
Il 22 giugno 2018 mi è stato accordato il “Premio di Eccellenza” del Governo Romeno nella Gala “100 per il Centenario” (10 per l’Italia), tenutasi a Roma, presso l’Accademia di Romania in Roma, per l’attività artistica svolta in Italia e nel mondo. Il Premio mi è stato assegnato dal Ministero dei Romeni all’estero e dall’Ambasciata di Romania in Italia. Questo riconoscimento del mio paese natale, che mi ha fatto un enorme piacere, mi è stato conferito per “il contributo essenziale che rappresenta un modello di successo dei connazionali, del livello di implicazione e del contributo essenziale alla conservazione dell’eredità culturale romena”.»
Quanto hanno pesato le restrizioni sulla produzione artistica in questo lungo periodo pandemico?
«Sostanzialmente, il mio lavoro ha continuato, creando opere nuove, partecipando a mostre online come Quintetti d’Arte, organizzata dal critico Giorgio Di Genova e dalla giornalista Carla Guidi; alla grande Installazione video DomaniInArte – virtual contest “atelier artistico”, curata e promossa dalla Galleria di Arte Moderna di Roma Capitale. Nello stesso tempo rispondere a interviste come quella curata da Maurizio Vitiello, pubblicata in Positano News e poi pubblicato in lingua romena nell’Annuario “Repere de Istorie si Cultura Romanesca in Italia”, edizione V, dell’Editura Rediviva di Milano, all’invito della direttrice della collana, la scrittrice Violeta Popescu; come l’intervista curata dalla poetessa Daniela Marchetti direttrice editoriale della rivista di Cultura Europea ARTE, con un bellissimo testo di presentazione del mio lavoro di Ionel Bota, tecno redattore e critico di arte e letterario; poi la partecipazione al 47° Premio Sulmona – Rassegna Internationala di Arti Visive al Polo Museale Civico Diocesano – ex Convento di Santa Chiara, Sulmona (AQ), Premio Sulmona, dove la mia opera PICTA MANENT 2020 è stata premiata; quest’anno, l’articolo pubblicato nella rivista ARTA, importante pubblicazione storica di arte moderna e contemporanea dell’Unione degli Artisti Plastici della Romania, a Bucarest, all’invito della redattrice capo, la critica d’arte e poetessa Magda Carneci.
Sono riuscita a vedere due mostre importantissime, Raffaello, alle Scuderie del Quirinale e la retrospettiva di Jim Dine al Palazzo delle Esposizioni a Roma, la mostra di Pizzi Cannella – artista che appartiene alla Scuola Romana, alla galleria Mucciaccia…ho rivisto le collezioni dei Musei Vaticani. Inizialmente è stato un periodo di riflessione, di mettermi davanti a me stessa, di valutare problemi esistenziali. La cosa più bella è stata che Lorenzo, il nostro figlio, che studia Disegno e Progettazione architettonica e Storia dell’Architettura al Politecnico di Milano, è stato più al lungo insieme noi.
Con il passare del tempo, la pericolosità del virus che minaccia la nostra vita e che ha ridotto, impoverendo, il nostro modo di vivere sociale, annullando i nostri eventi, è diventata una sofferenza psicologica. Lo stato di continua preoccupazione per noi e per i nostri cari è logorante, considero anche insipido invocare la raffigurazione del virus nelle mie opere; bisogna resistere per superare la pandemia, con lucidità e consapevolezza.»
Quali sono i suoi progetti futuri?
«Considerando il rallentamento dovuto alla lotta contro la presenza del Covid 19, c’è molta difficoltà nel concretizzare i progetti. Un evento che mi sta particolarmente a cuore è la mostra “Metamorfosi – ITINERARIA PICTA, Fregio – Project room” all’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, che dovremmo inaugurare nel mese di aprile 2021, pandemia permettendo. Ho risposto con entusiasmo all’invito dell’apprezzato Prof. Grigore Arbore Popescu, personalità di spicco della cultura romena e italiana. Per fare un’anticipazione, la mostra riunisce in un unicum la serie di opere PICTA, riflessioni sul concetto del tempo come memoria soggettiva, storica e culturale. Interpretando la materia archeologica, con il suo contenuto informale storico, artistico e architettonico, attraverso il mio fare contemporaneo, ho creato composizioni da un’ottica libera e immaginativa, proponendo icone, simboli e scritture come strumenti del mio linguaggio evocativo, nell’intento di raggiungere quel desiderato dialogo tra l’antico e il contemporaneo, da anni oramai al centro della mia ricerca. In prima visione presenterò al pubblico dei docu-video d’artista. La loro presenza nella mostra rinforza il legame visivo con le opere, ritrovando in essi segni che rispecchiano il mio linguaggio artistico. Hanno la finalità di contestualizzare le opere esposte, considerate come mio vissuto in Romania e in Italia. Sono films che ho realizzato nel viaggio fatto insieme a mio marito e mio figlio, in Romania, nell’autunno del 2012, preparatorio al lavoro sulla Colonna di Traiano, materializzato nelle due mostre ai Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali, a Roma: la prima Columna mutàtio – Itineraria picta” tra il 2013 e il 2014, la seconda “Columna mutàtio – LA SPIRALE” tra il 2017 e il 2018. Un full immersion d’autore nella realtà archeologica Daco Romana e nel paesaggio che accompagna questo incredibile viaggio fatto in Romania, da est a ovest, parallelo al corso del Danubio, viaggio seminato da evocazioni di opere che fanno parte del patrimonio mondiale.
In questo momento stiamo definendo il catalogo della mostra, che presenta Le PICTA e due bellissimi, importanti testi, uno scritto dal Prof. Grigore Arbore Popescu in veste istituzionale di Direttore IRCRU e di critico d’arte, l’altro testo di Simonetta Lux, importante critica d’arte italiana, Honoray Professor Sapienza University of Rome, ex Direttrice del Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza a Roma, luflux.net Director.
Una mostra che è stata programmata un anno fa, e che spero riusciremo a realizzare. Sono felice di portare Le PICTA a Venezia, città rappresentativa per l’incontro storico artistico tra Occidente e Oriente, nella Galleria dell’IRCRU, istituzione importante per la funzione conferita dal grande Nicolae Iorga di creare il ponte culturale tra la Romania e l’Italia.»
Ritiene di aver realizzato tutti suoi sogni artistici? Vorrebbe esporre anche in Romania?
«I sogni non si esauriscono mai. Le esperienze espositive vissute diventano nuovi punti di partenza, paralleli alla creazione di nuove opere. Ho già pronti dei nuovi progetti con carattere continuativo, come approfondimenti di alcuni concetti cui sono affezionata, come COWMAN of the world, il lavoro sul concetto della connessione tra l’antico e il contemporaneo, il concetto postclassico del corpo umano opera d’arte; mi piacerebbe inoltre rielaborare il discorso delle Mucche, tutto nella dialettica della metamorfosi.
Sarei felice di portare in Romania l’installazione monumentale “Columna mutàtio – LA SPIRALE”, esposta ai MERCATI DI TRAIANO – MUSEO DEI FORI IMPERIALI, ROMA, tra il 28 novembre 2017 e il 18 novembre 2018, nell’omonima mostra personale. Sto prendendo dei nuovi contatti per esporla in uno dei prestigiosi spazi museali di Bucarest, che corrispondesse all’importanza dei Mercati di Traiano, considerando che il progetto è stato sostenuto culturalmente dall’Ambasciata di Romania in Italia fin dal 2012, quando l’ho ideato, desiderio espresso anche da Sua Eccellenza, Dott. George Bologan, l’Ambasciatore della Romania in Italia, che lo ha accolto come progetto di rappresentanza per l’anno 2018. Esporre “Columna mutàtio – LA SPIRALE” in Romania significa completare la finalità dell’opera, che accomuna i nostri due paesi. L’interpretazione contemporanea della Colonna di Traiano, il suo messaggio fa riferimento alla “mutazione” di significatoche avviene nel volgersi della storia, considerando la mia opera come un sentito omaggio alla memoria di quel passato rivissuto nel presente, nel dialogo tra il valore storico, artistico e archeologico della Colonna Traiana e il nostro mondo contemporaneo. Se nel passato evocava le due guerre portate dall’Imperatore Traiano contro Decebalo, il Re dei Daci, oggi nella nuova Europa, essa è testimonianza visiva dell’origine dell’attuale popolo romeno ed è simbolo di amicizia e collaborazione tra i due paesi.
A Roma, la mostra ha avuto il patrocinio dell’Assessorato alla Crescita Culturale e della Sovrintendenza Capitolina per i Beni Culturali del Comune di Roma, dei Musei in Comune di Roma Capitale e promossa dal progetto Zètema Cultura. E’ stata patrocinata anche dall’Ambasciata di Romania in Italia, dall’Ambasciata di Romania presso la Santa Sede, dall’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia e con il sostegno dell’Accademia di Romania in Roma. Con un flusso di 120.000 visitatori, la mostra ha avuto un buon successo nella comunità romena a Roma. Il catalogo della mostra è stato pubblicato da PALOMBI Editori, specializzato in arte e architettura, in lingua italiana, inglese e romena, proprio con l’intento di presentarla anche al pubblico in Romania.
Interpretazione della materia archeologica, l’installazione “Columna mutàtio – LA SPIRALE” ha un’impostazione orizzontale come allusione al reperto archeologico quale oggetto musealizzato.
“Togliendo” e cercando “l’essenza”, ho creato un’opera di massima sintesi strutturale e raffigurativa, snodata e svuotata di materia, ridotta alla pura geometria. Il rapporto con il “peso” marmoreo del monumento è informale, la mia opera essendo “leggera”, realizzata interamente in alluminio, con un basamento di ferro che assicura la sua stabilità, accompagnando la ritmicità delle spire.
Elemento che scandisce il tempo, il continuum strutturale e rappresentativo fa si che “Columna mutãtio – LA SPIRALE” sia frammento senza inizio e senza fine, dove il tempo non è delimitato, ma scorre via infinitamente. Pensando alla “colonna” e all’“infinito”, vorrei evocare Coloana infinitului – Colonna senza fine del grande Constantin Brancusi, quella sorprendente verticale modulare che attraversa lo spazio per sorreggere il cielo. L’infinito, nella mia opera, fa riferimento al concetto per il quale la storia fluisce in orizzontale.
Sulla parte interna ho portato omaggio al popolo Daco, inserendo simboli ispirati alla cultura, alla spiritualità predacica, alcuni legati al tema della morte, tramandati nel tempo, attraverso i disegni presenti sui vasi delle culture Cucuteni e Gumelnița, parte della collezione del Museo Nazionale di Storia della Romania, MNIR. Tutto ciò è contenuto nella rappresentazione sintetizzata attraverso la scrittura vicina al carattere lapidario romano, dominata da bianchi colorati e vibrati di oro, su più strati di colore. La scritta dorata “Decebalus per Scorilo” – Decebalo figlio di Scorilo – evoca la ricchezza dei Daci. I Simboli sono neri e inseriti in modo ritmico e ritualico. Il contrasto tra le scritture con dominante cromatica chiara e i disegni simbolici neri evocano il senso del dramma, ma in un modo contenuto e riflessivo, con tracce di gioia, sentimento tipico dei Daci prima di affrontare il sacrificio.
La parte esterna ha un impatto cromatico intenso che evoca la forza della vita in un “mondo a colori”. Attraverso il disegno, ho scelto e interpretato alcune rappresentazioni marmoree, trasformandole in simboli che, ripetuti, hanno acquisito il valore iconico. I disegni fanno riferimento al mondo romano, in uno spazio aperto attraversato da scritture composte da parole in latino, con diretto riferimento al racconto del fregio. I simboli, le icone e le scritture sono gli strumenti della mia personale evocazione per costruire una nuova storia che non contraddice, né riproduce l’opera originale, bensì la affianca con un’altra ottica libera e immaginativa. Nella modernità dell’arte romana ho trovato risposte estetiche e compositive. Le scritture che si stratificano, intrecciando le sagome colorate diventano immagini che tendono a espandersi nello spazio esterno. Una ritmica sequenza d’immagini interpretative congiunte in un percorso fluido, in una progressione di continuità aperta. La mutazione di significato su cui è incentrato il messaggio dell’installazione “Columna mutãtio – LA SPIRALE” ha acquisito per me un forte valore multiculturale. Per questo motivo ho sentito di creare una contaminazione, verso la fine del lavoro, come sguardo verso il futuro, con l’icona che mi rappresenta da anni, COWMAN of the world.
Supervisionato dalla Direzione dei Musei Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali e Museo della Civiltà Romana e autorizzato dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali del Comune di Roma, il progetto è stato concretizzato tra il 2015 e il 2017. “Opera corale”, come l’ha nominata il critico di arte moderna e contemporanea Alberto Dambruoso nel testo del catalogo, l’installazione e la mostra sono state concretizzate grazie al sostegno di sponsor e sponsor tecnici; la collaborazione dell’Architetto Pietro Bagli Pennacchiotti che ha seguito il progetto tecnico dell’opera e dell’allestimento, del fotografo Sebastiano Luciano, specializzato in arte e architettura; e grazie alla partecipazione di imprese italiane, eccellenze artigianali che mi hanno dato fiducia: Vanzolini Srl di Roma per il lavoro di curvatura del metallo, assemblaggio e trasporto, CO.RE.MA. Restauri 2000 Srl di Roma, GRAFCO Srl di Camalò di Povegliano (TV), SERITALIA Live Srl di Ciampino (RM), COMEL sas di Latina, PAULIN Spa di Seren del Grappa (BL) e ART FORUM WÜRTH CAPENA (RM). L’opera è la conclusione di un’ampia documentazione consistente nel viaggio in Romania, nel 2012, per visitare tutti i siti e i musei archeologici daco-romani, Sarmizegetusa Reggia, Sramizegetura Ulpia Traiana, Tropaeum Traiani, Drobeta Turnu-Severin, Histria, Densusi, MNIR di Bucarest e nelle informazioni storiche, artistiche, archeologiche, scientifiche e visive, le visite ai Musei della Romanità a Roma: Palazzo Massimo, Musei Capitolini, Museo della Civiltà Romana, Palazzo Altemps, Mercati di Traiano, la Collezione Barracco.
Nel percorso della mostra sono state realizzate una serie di attività culturali e didattiche, attraverso la Sezione Didattica del museo: due bellissimi convegni, uno tecnico/artistico, “Dall’ideazione alla realizzazione dell’opera”, presenziato dalla Dott.ssa Lucrezia Ungaro, Responsabile della Valorizzazione dei Musei Archeologici Sovrintendenza Capitolina Beni Culturali di Roma, Direzione Musei e moderato dalla Dott.ssa Maria Paola Del Moro, responsabile per l’Ufficio Attività Espositive e Didattica del museo.
Sono intervenuti i seguenti collaboratori: Dott. Mihai Stan, responsabile dei programmi di promozione culturale presso l’Accademia di Romania in Roma; Sig.ra Francesca Pierpaoli di SERITALIA Live Srl, Sig. Gianpaolo Coin di GRAFCO Srl di Camalò di Povegliano, Arch. Lorenzo Bagli Pennacchiotti in rappresentanza dell’ArchstudioPBP di Monte Porzio Catone (RM) e Vanzolini Srl di Roma, il fotografo Sebastiano Luciano, Geom. Roberto Gatta e l’Arch. Marco Bastianoni di CO.RE.MA Restauri 2000 Srl di Roma, i Sig.ri Emanuele Vitto e Orlando Lorenzin di PAULIN Spa di Seren del Grappa e la Sig.ra Marianna Benigni di ART FORUM WÜRTH CAPENA.
E’ stato organizzato dalla Dott.ssa Simonetta Lux, critico d’arte moderna e contemporanea, Prof.ssa Onoraria dell’Università La Sapienza di Roma, e dalla Dott.ssa Lucrezia Ungaro, Direttrice del museo, il convegno artistico “L’Antico nel Contemporaneo. L’artista, il poeta, lo scrittore…” al quale io ho collaborato con l’intervento sull’installazione “Columna mutătio – LA SPIRALE”. Sono intervenuti: Giuseppe Salvatori, artista e poeta, Claudio Damiani, poeta, scrittore e docente, Antonella Greco, Prof.ssa di Storia dell’Architettura Contemporanea dell’Università La Sapienza Roma 1, Gabriele Pedullà, scrittore, critico letterario e cinematografico, docente di letteratura italiana contemporanea presso l’Università Roma Tre, Elisabetta Cristallini, Prof.ssa di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università Tuscia di Viterbo e alla Facoltà di Architettura dell’Università Sapienza di Roma, Felice Levini, artista contemporaneo. Dall’Ambasciata di Romania in Italia era presente il Dott. Dan Eugen Pineta, ministro plenipotenziario.
Bellissimi i tre laboratori artistico – didattici per ragazzi, realizzati uno in collaborazione con Seritalia Live e gli altri due con Art Forum Würth Capena.
Il lavoro sulla Colonna di Traiano fa parte della mia ricerca sulla percezione del tempo, e ha rappresentato per me sia l’interpretazione del capolavoro d’ arte e architettura romana, con implicazioni nell’identità del popolo romeno, che un’immersione nella memoria del passato, riportata nel presente. E qui vorrei considerare, insieme all’installazione monumentale“Columna mutàtio – LA SPIRALE”, anche le installazioni “Columna mutatio – Itineraria picta”, esposte tra il 2013/2014 sempre ai Mercati di Traiano, come parte artistica alla mostra “Arte.Tracciati.Trasmedia.Omaggio alla Colonna di Traiano”, realizzata dal museo in occasione a 1900 anni da quando il capolavoro romano è stato innalzato nel Foro di Traiano.»
Che cosa le manca dalla Romania?
«Amo la Romania perché è il paese in cui sono nata. Amo l’Italia perché è il paese che mi ha adottato, dove ho costruito la mia famiglia, dove lavoro e che considero un luogo ideale per la creazione visiva, perché risponde a due sentimenti importanti per me: quello della bellezza e quello dell’autenticità, attraverso la concentrazione di arte, architettura e archeologia, dall’antichità al Rinascimento, il periodo più bello dell’umanità.
Per me, la Romania significa le radici che i miei cari genitori mi hanno trasmesso. L’orizzontalità del paesaggio dei campi di grano, di mais e di girasole è come l’abbraccio di mia madre.
La Romania significa la bellezza di una natura incontaminata, il rapporto con la natura, con il mondo animale, i valori che mi sono stati trasmessi, di cui sento il bisogno come dell’ acqua e dell’aria.
Quella spiritualità essenziale e familiare, unica, che Constantin Brancusi ha espresso nelle sue opere a Parigi, lontano da casa, e il cui significato l’ho capito veramente vivendo a Roma.»
Intervista a cura di Giuseppe Sergio Balsamà
Fotografia Sebastiano Luciano
L’articolo su Gazeta Românească:
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