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Tassa sul permesso, le Questure si adeguano: “Non si paga più”

Modificato il programma per il rilascio e il rinnovo dei permessi, vanno accettate le domande senza versamento. Lo spiega un appunto del Ministero dell’Interno

 

Roma – 21 luglio 2016 – Ora le Questure non hanno più scuse. Devono rilasciare o rinnovare i permessi di soggiorno senza più chiedere il versamento della tassa da 80, 100 o 200 euro, che non esiste più. 

Si è finalmente rotto il silenzio del ministero dell’Interno sugli effetti della sentenza del T.A.R.  del Lazio che, lo scorso 24 maggio, ha annullato il “contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno”.  

C’erano Questure che ancora ignoravano la decisione dei giudici, continuando a chiedere il contributo o minacciando di sospendere le domande prive del bollettino di versamento.  Patronati e Comuni avevano chiesto chiarimenti al Viminale e la risposta è arrivata qualche giorno fa dal sottosegretario all’Interno Domenico Manzione, che  ha girato al responsabile immigrazione dell’Anci Matteo Biffoni un appunto del Dipartimento di Pubblica Sicurezza

Nell’appunto si spiega che “in ottemperanza alla sentenza” del Tar, il 23 giugno scorso è stato aggiornato il “sistema Stranieri Web”, cioè il programma informatico per i rilasci e i rinnovi dei permessi utilizzato dalle Questure. L’aggiornamento “consentirà la lavorazione delle pratiche depositate, anche se prive del pagamento del contributo, a decorrere dal 24 maggio scorso”. 

Gli uffici, quindi, “provvederanno sia alla completa lavorazione delle istanze, soprassedendo alla verifica del pagamento” del contributo, “sia alla successiva richiesta di emissione/produzione del relativo permesso di soggiorno”.  Infine, è già possibile “l’invio in produzione del titolo di soggiorno con il solo importo del costo del permesso di soggiorno elettronico equivalente a euro 30,46”. 

Ricapitolando: chi chiede il rilascio o rinnovo del permesso ormai deve versare 30,46 euro con un bollettino postale sul conto corrente n. 67422402 intestato al ministero dell’Economia e delle Finanze, causale “Importo per il rilascio del permesso di soggiorno elettronico”, aggiungere una marca da bollo da 16 euro e pagare i 30 euro per il servizio di Poste Italiane. Fanno 76,46 euro, punto. 

Il ministero dell’Interno può fare di più. Intanto, non può bastare un “appunto”, ma bisogna dare ampia pubblicità alla novità tramite le Questure, informando gli immigrati e anche gli uffici postali, che in molti casi continuano a dare indicazioni errate a chi presenta la domanda di rilascio e rinnovo. Poi bisognerà restituire agli immigrati i soldi versati ingiustamente. Il cammino è appena iniziato.

Elvio Pasca

 

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