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Lavoratori stranieri. La crisi morde: 385 mila disoccupati

L'allarme del ministero del Lavoro: “La crisi ha colpito gli immigrati più che gli italiani”. Peggiorano anche qualità del lavoro e retribuzioni. Il rapporto

Roma – 15 luglio 2013 – I lavoratori stranieri hanno superato i 2,3 milioni occupati, il 10 per cento del totale. Diversi indicatori, però, a cominciare dal numero disoccupati, “convergono nel segnalare come la crisi abbia colpito in misura relativamente più accentuata proprio la componente immigrata”.

A tirare le somme è il Terzo rapporto annuale sugli immigrati nel mercato del lavoro in Italia, curato dalla Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione del ministero del Lavoro, presentato stamattina a Roma.

La popolazione straniera in età da lavoro (di 15 anni ed oltre), nel 2012 è composta da 1,2 milioni di cittadini di provenienza dai Paesi UE e da 2,7 milioni di provenienza extracomunitaria. Circa 2 milioni e 334 mila stranieri hanno un lavoro. Rispetto all’anno precedente, si è registrata una crescita dell’occupazione straniera di circa 82 mila persone, accompagnata da una diminuzione di 151 mila occupati italiani, generando così un saldo negativo di 69 mila unità.

La crescita dell’occupazione straniera ha interessato la componente UE (+3,9%) e quella extracomunitaria (+3,6%) e, relativamente alle dinamiche settoriali, tra i 2011 ed i 2012 si registra una netta diminuzione degli occupati stranieri nell’industria in senso stretto (-2,8% per la componente UE e -2,6% per quella extra UE) e nelle costruzioni (-3,1 % UE e -0,4% extra UE), mentre cresce l’occupazione straniera nei servizi (+ 6,4%).

Specularmente, i cittadini stranieri in cerca di lavoro nel 2012 sono quasi 385 mila (circa 120 mila comunitari e 265 mila extracomunitari) e il relativo tasso (pari al 14%) sopravanza di 4 punti il valore relativo ai cittadini italiani. Rispetto al 2011 gli individui stranieri in cerca di lavoro crescono del 19,2% relativamente alla componente UE e del 25,4% a quella extra UE.

“In valore assoluto – sottolinea il Rapporto – il fenomeno della disoccupazione straniera, nella lunga fase di crisi, assume caratteri decisamente allarmanti”. Considerando, infatti, l’ultimo triennio dal 2010 al 2012, le persone in cerca di lavoro di cittadinanza UE sono cresciute di oltre 35 mila unità, mentre tra le forze di lavoro di cittadinanza extra UE, l’aumento è superiore alle 72 mila persone.

A differenza della popolazione italiana la cui componente inattiva si riduce, nel caso degli stranieri si registra, tra il 2011 ed il 2012, un aumento rilevante della popolazione inattiva, che per la componente UE cresce di 15 mila unità e per quella extra UE di circa 71 mila persone, avvicinando ulteriormente i tassi di attività della popolazione italiana (62,9%) a quelli della componente straniera delle forze di lavoro (75,4% UE e 68,4% extra UE).

Nel 2008 gli stranieri in cerca di lavoro erano 162 mila di cui 94 mila donne e 67 mila uomini. Nel 2012 i disoccupati stranieri sono ben 383 mila di cui 193 mila donne e 190 mila uomini. “Non solo, quindi, nei cinque anni di crisi la disoccupazione cresce di oltre 220 mila unità, ma l’aumento esponenziale della componente maschile (123 mila disoccupati in più) segnala un fenomeno nuovo, di forte destabilizzazione sociale per tutte le comunità straniere” commentano i ricercatori.

L’aumento è dovuto, in larga misura, all’espulsione di lavoratori stranieri dai comparti produttivi manifatturieri, a cui si aggiunge una componente di “giovani” ex inattivi – spesso di seconda generazione – in fase di transizione dalla scuola alla vita adulta e professionale. Questo genera quindi, un diverso impatto sulle comunità straniere, maggiore per quelle più inserite nel settore industriale, minore per le comunità più caratterizzate dal lavoro nei servizi alle famiglie.

La disoccupazione non è l’unico aspetto in cui si fa sentire la crisi.

Nel 2008 il 29% dei lavoratori stranieri era impegnato in mansioni non qualificate, percentuale che nel 2012 raggiunge il 34%, mentre si riducono nettamente le posizioni “qualificate” che passano dall’8,2% del 2008 al 5,9% del 2012. Inoltre, nel 2012, il 41% dei lavoratori stranieri svolgeva mansioni sottodimensionate rispetto al proprio livello di istruzione/qualificazione, una percentuale in crescita se si considera che nel 2008 erano il 39%. Sul fronte delle ore lavorate, nel 2008 risultavano sottoccupati il 7% dei lavoratori stranieri e nel 2012 la quota sale al 10,7%, 6 punti percentuali in più rispetto a quella degli occupati italiani.

Le condizioni lavorative più svantaggiate si riflettono anche sulla retribuzione netta mensile che, per gli stranieri, è, in media, più bassa e si attesta, nel 2012, a 968 euro contro i 1.304 euro dei lavoratori italiani (-336 euro). Nel 2008 la retribuzione netta dei lavoratori stranieri era solo lievemente maggiore (973 euro al mese), ma il divario con le retribuzioni italiane era molto minore, pari a 266 euro per mese.

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III Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati (Sintesi)

III Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati (Integrale)

 

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