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Riforma cittadinanza, il Senato conferma: prima il referendum

Nessuna  sorpresa dal nuovo calendario dei lavori definito dai capigruppo fino al 4 dicembre. Inascoltato l’appello dei figli degli immigrati e delle associazioni  

Roma – 9 novembre 2016  – Pochi ci speravano ancora, ma per i figli degli immigrati dal Senato non arrivano buone notizie.

Ieri a Palazzo Madama si è riunita la conferenza dei capigruppo e ha definito il nuovo calendario dei lavori dell’Assemblea, che arriva  fino al 24 novembre, ma specifica anche che nella settimana successiva non ci saranno sedute.  Tra gli argomenti dei quali si occuperanno fino ad allora i senatori, non c’è la riforma della cittadinanza per far diventare italiane le seconde generazioni. 

A fine ottobre, incontrando gli Italiani senza Cittadinanza e le associazioni della campagna l’Italia sono anch’io, il presidente del Senato Pietro Grasso si era impegnato a proporre ai capigruppo di calendarizzare subito la riforma. Un tentativo evidentemente andato a vuoto, per la volontà politica della maggioranza di non occuparsi di un tema così sensibile prima del referendum del 4 dicembre. 

In realtà dal calendario dell’assemblea la riforma era sparita già nelle scorse settimane, in attesa che la commissione Affari Costituzionali tornasse ad occuparsi del ddl 2092, sepolto da migliaia di emendamenti e finora lasciato riposare in pace. Portarlo subito in Aula sarebbe stata una forzatura che il Pd e gli alleati di governo non hanno ritenuto opportuna. 

Tutto rimandato, quindi, a dopo il referendum, con le incognite che il voto del 4 dicembre si porta dietro. 

“La nostra preoccupazione per il destino di questa legge e delle centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze, bambini e bambine di origine straniera, è fortissima. Sono circa 800 mila gli italiani, in gran parte ragazzi, che aspettano l’approvazione della legge per sentirsi cittadini senza se e senza ma” scriveva sopo l’incontro con Grasso la campagna l’Italia sono Anch’io. 

 “Non sappiamo quello che succederà alla legislatura dopo il 4 dicembre. Ma sappiamo quello che il Senato e la maggioranza possono fare prima di quella data. Facciamo appello al Presidente del Consiglio Matteo Renzi affinché dia seguito all’impegno che ha preso più volte di introdurre lo Ius Soli”. Un appello caduto nel vuoto. 

EP

 

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