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Strage tra l’Italia e la Libia, i sopravvissuti: “Centinaia di morti”

Le testimonianze raccolte dall’Unhcr in un centro di accoglienza greco. La tragedia durante il trasbordo da un’imbarcazione a un’altra. “Garantire canali sicuri”

 

 

Roma –  21 aprile 2016 –  Attraverso le testimonianze dei supersititi, arrivano le prime conferme sul nuovo naufragio costato la vita a centinaia di persone nel Mediterraneo, una tragedia finora tratteggiata solo da notizie frammentarie e in parte inesatte rilanciate dai media somali e da Bbc arabic. 

Martedì scorso, un team dell’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati (Unhcr) ha incontrato 41 sopravvissuti (37 uomini, 3 donne e un bambino di tre anni) nello stato di Kalamata, nella penisola greca del Peloponneso, dove  stato allestito un centro di prima accoglienza. Si tratta di 23 cittadini somali, 11 etiopi, 6 egiziani e 1 sudanese portati lì dopo essere stati soccorsi tra la Libia e l’Italia da una nave mercantile. 

Agli operatori umanitari hanno raccontato che la settimana scorsa erano salpati da vicino Tobruk, in Libia, insieme a un gruppo di  100-200 persone su un’imbarcazione lunga  circa 30 metri. Dopo diverse ore di navigazione, i trafficanti hanno cercato di trasferirli tutti su una nave più grande, sulla quale già si affollavano centinaia di persone e che si è capovolta e affondata durante l’operazione. 

Tra i 41 sopravvissuti, spiega l’Unhcr,  ci sono persone che non erano ancora salite sull’imbarcazione più grande ed altre che sono riuscite a tornare a nuoto sull’imbarcazione più piccola. Queste persone sono rimaste in mare alla deriva per almeno tre giorni prima di essere individuati e tratti in salvo il 16 aprile.

“L’UNHCR – si legge nella nota – continua a chiedere che siano garantiti canali regolari per l’ammissione di rifugiati e richiedenti asilo in Europa, inclusi programmi di reinsediamento e di ammissione umanitaria, di ricongiungimento familiare, sponsorizzazioni private e visti per motivi di studio e di lavoro. Questi canali sono volti a ridurre la domanda di trafficanti di persone e le pericolose traversate via mare”.

 

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