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Carta di soggiorno revocata ai disoccupati. Per il Viminale il caso è chiuso

Il ministero dell’Interno dice che succedeva solo a Milano quindi è “superflua” una circolare che spieghi a tutte le Questure che non si può fare. Ma è davvero così?

 

Roma – 23 febbraio 2016 – Si può togliere la carta di soggiorno (permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo) a chi non ha più un reddito perché ha perso il lavoro? La legge e i giudici dicono di no, il ministero dell’Interno dice che “succedeva solo a Milano, ma ora non succede più”. 

Se è davvero così, è una buona notizia per migliaia di immigrati. Le vittime della crisi economica non rischieranno più infatti di perdere, oltre allo stipendio, anche la carta di soggiorno, conquista importantissima alla quale si arriva dopo aver avuto un normale permesso di soggiorno per almeno cinque anni, aver superato un test di italiano e pagato una tassa di 200 euro. 

Facciamo un passo indietro. La carta di soggiorno è a tempo indeterminato, ma ogni cinque anni va aggiornata: foto, impronte, dati anagrafici. Durante l’aggiornamento, a Milano scattava una trappola: la Questura pretendeva infatti che il titolare dimostrasse gli stessi requisiti di reddito necessari per il primo rilascio, altrimenti revocava il documento. 

Lo scorso luglio il Tar di Milano, accogliendo il ricorso presentato da un immigrato srilankese e dall’Anolf Cisl, ha detto che questo non si può fare.  Sia le norme europee che il testo unico sull’immigrazione, ha spiegato il giudice, dicono che la carta può essere revocata quando lo straniero risulta “pericoloso per l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato, e non invece a fronte della mera mancanza di redditi”.

Prima di quella sentenza, però,  visto che in ballo c’erano anche le norme europee, l’Anolf Cisl aveva sollevato il caso a Bruxelles, chiedendo alla Commissione Europea di esprimersi a riguardo. Il 27 gennaio scorso la Direzione Generale Migrazione e Affari Interni ha risposto, spiegando che il caso doveva ritenersi chiuso. “Le autorità italiane – scrive la capo unità Laura Corrado – ci hanno informato che si trattava solo di singoli casi  a Milano e che sono stati risolti con la sentenza del Tar Lombardia”. 

A rassicurare la Commissione Europea è stato il ministero dell’Interno e in particolare la Direzione Centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere.  In una nota del 20 novembre 2015, il prefetto Giovanni Pinto scriveva che era stata data la “massima considerazione” a quella sentenza e che la Questura di Milano aveva “provveduto a diffondere a tutte le strutture territorialmente presenti nella circoscrizione di Milano precise disposizioni”. 

In effetti già il 29 luglio 2015 la Questura di Milano aveva inviato una circolare a tutti i commissariati della provincia chiarendo che non dovevano più revocare le carte di soggiorno per mancanza di reddito. Nel resto d’Italia, però, non è arrivato niente. “Questa Direzione – spiegava infatti ancora Pinto in quella stessa nota – ha ritenuto superflua la diffusione di una circolare che interessasse tutte le strutture territoriali [cioè tutte le Questure ndr], a livello nazionale, in quanto la criticità in analisi è risultata circoscritta alla sola area provinciale di Milano”.  

Davvero non ci sono altre Questure con quella “criticità”? A Stranieriinitalia.it risulta per esempio che sia successo anche a Roma,  il Coordinamento Migranti dell’Emilia Romagna racconta che la Questura di Modena revoca la carta di soggiorno a chi non ha reddito ed è sceso più volte in piazza per protestare contro questa e altre storture. 

“Anche a noi sono arrivate segnalazioni da altre parti d’Italia” conferma a Stranieriinitalia.it Maurizio Bove, presidente Anolf Cisl Milano. “Siamo soddisfatti della risposta di Bruxelles e siamo contenti che a Milano la situazione si sia risolta, anche se siamo stati costretti a rivolgerci al tribunale perché questo avvenisse. Non ci sembra però affatto ‘superfluo’ che il ministero dell’Interno dia un’indicazione a tutte le Questure”. 

“Uno dei grossi problemi nella gestione dell’immigrazione in Italia – sottolinea Bove –  è proprio l’interpretazione e l’applicazione difforme delle norme. Ormai è assodato che non si può revocare la carta di soggiorno per motivi di reddito e il ministero dell’Interno pare non avere nulla da obiettare. A questo punto è urgente una circolare che lo chiarisca a tutti gli Uffici Stranieri una volta per tutte”.

Il caso, intanto, è stato portato anche in Parlamento. Per fare luce sul comportamento delle Questure la deputata del Pd Marilena Fabbri ha presentato lo scorso novembre un’interrogazione al ministro dell’Interno. Sono passati  quasi quattro mesi, ma Angelino Alfano non ha ancora trovato il tempo di rispondere.

Elvio Pasca

 

 

 

 

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