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Cassazione. Per i permessi umanitari occorre “l’intenzione” di una seria integrazione in Italia

Roma, 6 settembre 2022 – Semaforo verde dalla Cassazione alla concessione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari in favore dei migranti che hanno la “seria intenzione” di integrarsi in Italia, attestata dallo studio dell’italiano e dallo svolgimento di lavoro anche non stabile.

Così la Suprema Corte ha accolto il ricorso di un cittadino nigeriano al quale la Corte di Appello di Cagliari aveva negato il permesso ritenendo che la frequenza di corsi per imparare la nostra lingua e il contratto di lavoro a tempo determinato non fossero elementi che attestavano il radicamento di Patrick W. in Italia.

Secondo i giudici, inoltre, occorre tenere presente che anche per gli stessi cittadini italiani è difficile trovare un lavoro con contratto a tempo determinato e dunque più che guardare a risultati concretamente raggiunti, quando si tratta di decidere se consentire a un migrante di rimanere in Italia, occorre guardare al percorso effettivamente intrapreso dalla persona che richiede il permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Per la Suprema Corte “la seria intenzione di integrazione sociale, desumibile da una pluralità di attività, può rilevare ai fini della protezione umanitaria, quantunque essa – sottolinea il verdetto 26089 della Prima sezione civile, depositato oggi – non si sia ancora concretizzata in una attività lavorativa a tempo indeterminato, specie se si consideri che tale obiettivo presenta difficoltà non irrilevanti anche per i cittadini del Paese ospitante”.

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