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IMMIGRAZIONE:KHALID DA 50 GIORNI IN CPT,NON SO PERCHE’

(ANSA) – ROMA, 27 LUG – Servizi igienici fatiscenti, frequenti sovraffollamenti con persone costrette a dormire a terra e una serie di insormontabili ostacoli burocratici. Sono le difficili condizioni di vita all’interno del Centro di permanenza temporaneo di Ponte Galeria, a Roma, come denunciano alcuni degli extracomunitari costretti a soggiornarvi. Condizioni che, anche per la particolarità istituzionale della struttura, sottolineano, ne fanno una realtà peggiore del carcere. Gli immigrati vi arrivano a volte ad ondate: due giorni fa, ad esempio, vi hanno portato decine e decine di persone che nell’arco di ventiquattro ore sono state imbarcate in aereo e riaccompagnate nei rispettivi paesi di provenienza. La maggior parte di questi sarebbero stati rumeni. Alcuni giorni fa per protestare contro queste condizioni qualcuno ha inscenato lo sciopero della cena. Tra questi c’era Khalid, 38 anni, nato in Marocco da padre marocchino e subito partito per l’Europa: Francia – dove ha studiato – Olanda, Germania e infine, da 26 anni, Italia. Accusato in passato di piccoli reati, Khalid è un apolide che ha richiesto lo status di apolidia alle autorità italiane. E’ stato fermato dalle forze di polizia in via Prenestina cinquanta giorni fa e da allora è stato rinchiuso a Ponte Galeria. "Non so perché sono qui, non ho fatto niente – dice – e nemmeno loro sanno perché sono qui ma dovrò starci per sessanta giorni, solo perché mi hanno trovato senza documenti". Ma "qui non si può stare", aggiunge. Khalid sarà padre tra qualche mese: avrà un figlio da una donna moldava titolare di una carta di soggiorno, con la quale convive da tempo, e che non ha potuto sposare sempre perché privo di documenti. E’ sempre per questa ragione che da quando è a Ponte Galeria, dove hanno accesso soltanto i familiari, non ha potuto incontrarla. Né ricevere pacchi, cibo e quant’altro da lei. "Qui puoi fare la doccia quando vuoi – prosegue Khalid – ma non c’é il barbiere, non puoi avere forbici né tagliaunghie; è la prima volta che mi taglio le unghie con i denti". A testimonianza della sua condizione di apolide, Khalid cita il caso di quando, fermato a Torino e portato nel Cpt locale, fu accompagnato in Marocco da dove fu rispedito in Italia cinque giorni più tardi. "I Cpt sono un ibrido tra l’olimpo e l’abisso – spiega il suo legale, Antonio De Ceppo – è migliore la situazione in carcere, dove ci sono regole prefissate; nei Centri le condizioni di vita sono durissime e comunque si vive una situazione di privazione delle libertà personali. Khalid, nello specifico, ha presentato richiesta di apolidia, aspettiamo…". (ANSA).

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