Roma, 3 novembre 2025 – Nel 2024 l’Italia ha accolto 169.000 nuovi migranti di lungo termine o permanenti, includendo i cambiamenti di statuto e la libera circolazione. Si tratta di un calo del 16% rispetto al 2023, secondo quanto emerge dalle Prospettive Ocse sulle Migrazioni Internazionali 2025, pubblicate oggi a Parigi.
L’Ocse specifica che il dato comprende il 23% di ingressi nel quadro della libera circolazione, il 10% per motivi professionali, il 61% per motivi familiari e il 5% per motivi umanitari. Inoltre, nel 2024 sono stati concessi 20.000 permessi di soggiorno a studenti universitari stranieri e 17.300 a lavoratori temporanei e stagionali, escludendo le migrazioni intra-Ue.
Ucraina, Albania e Romania in testa
I principali Paesi d’origine dei migranti giunti in Italia restano Ucraina, Albania e Romania. L’Egitto ha registrato il più forte aumento (+8.300 ingressi), mentre la Romania la maggiore diminuzione (-5.100).
Domande d’asilo in crescita
Nel 2024 le richieste d’asilo presentate per la prima volta in Italia sono salite del 16%, raggiungendo 151.000 domande. La maggioranza dei richiedenti proveniva da Bangladesh (33.000), Perù (16.000) e Pakistan (12.000). Gli esiti positivi sono stati il 36% delle 79.000 decisioni prese.
Emigrazione italiana stabile
Sul fronte opposto, l’emigrazione dei cittadini italiani verso i Paesi Ocse è rimasta stabile nel 2023, con 152.000 partenze. Le principali destinazioni sono state Spagna (32%), Germania (15%) e Svizzera (13%).
L’analisi Ocse: gli immigrati sostengono i mercati del lavoro
“Malgrado il rallentamento economico, i mercati del lavoro dei Paesi Ocse restano sotto pressione per la penuria di manodopera in settori critici”, scrive Stefano Scarpetta, direttore per l’Occupazione, il Lavoro e gli Affari sociali dell’Ocse.
Secondo il rapporto, le migrazioni contribuiscono ad attenuare gli effetti dell’invecchiamento demografico, fornendo lavoratori essenziali non solo nei settori della salute e dell’assistenza, ma anche in agricoltura, edilizia, ristorazione e tecnologie dell’informazione.
Gli immigrati percepiscono in media salari inferiori del 34% rispetto ai lavoratori nativi della stessa età e genere, “non solo perché impiegati nei settori meno retribuiti, ma anche perché spesso lavorano per datori di lavoro che pagano meno all’interno di quegli stessi settori”, precisa l’Ocse.
Quadro generale: flussi in lieve diminuzione ma su livelli storici
A livello complessivo, la migrazione permanente verso i Paesi Ocse è diminuita del 4% nel 2024, attestandosi a 6,2 milioni di nuovi immigrati permanenti. Il dato resta comunque 15% sopra i livelli del 2019.
La migrazione familiare rimane la principale motivazione dei flussi, mentre quella professionale è calata del 21%. Al contrario, la migrazione umanitaria è cresciuta del 23%, anche grazie all’aumento dei rifugiati ricollocati (+19%).
Le migrazioni per lavoro temporaneo si sono stabilizzate a un livello storicamente elevato: circa 2,3 milioni di permessi concessi (+26% rispetto al 2019). Gli studenti internazionali nell’istruzione superiore sono stati 1,8 milioni, in calo del 13% rispetto al 2023, a causa della diminuzione dei flussi verso Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia.


