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La storia. La Taverna di Dracula spalanca le sue porte alla solidarietà

Se ai tempi del Covid non mancano gli episodi di solidarietà, il gesto di generosità di Mihai e Raisa esprime qualcosa di unico e speciale.

Roma, 20 novembre 2020 – In un momento storico, come quello che stiamo vivendo, caratterizzato da una interminabile crisi pandemica che colpisce inesorabilmente le classi sociali più deboli e molti esercizi commerciali, stupisce e disorienta l’iniziativa di un ristorante di Tivoli, a due passi dalla capitale, gestito da due coniugi romeni. Nonostante stiano pagando anch’essi un prezzo molto alto, a causa di una crisi che ha colpito l’economia mondiale, non hanno esitato ad aiutare chi non può permettersi un pasto caldo.

Un locale ben avviato, raccomandato da Tripadvisor e che vanta eccellenti recensioni, non si è fatto alcun scrupolo ad aprire le sue porte ai più bisognosi, dedicando le proprie risorse ed il proprio tempo ad una non comune forma di solidarietà umana. Mentre Mihai serve personalmente ai tavoli, la moglie Raissa prepara le sue specialità prelibate.
Il trattamento che hanno voluto riservare ai loro ospiti “speciali” non è differente da quello rivolto ai clienti “paganti”.
Quella che si respira è un’aria di famiglia, e non mancano le piccole attenzioni e le premure, accompagnate da un ricco menù, da un bicchiere di vino romeno e dal dolce della casa.
Appena gli avventori felici e soddisfatti lasciano il locale, ringraziando con riconoscenza, rivolgo qualche domanda a Mihai.

Mihai, come nasce in lei questa idea di aiutare i più bisognosi in questo particolare momento di crisi sociale ed economica?
«Per la verità, già in passato avevamo pensato con mia moglie di dedicare, il lunedì, giornata di chiusura del locale, a questa iniziativa. Ma allora non avemmo la possibilità. Adesso, in questo momento di crisi, con un calo consistente di lavoro, invece d’interrompere l’attività abbiamo ritenuto che fosse venuto il momento di fare qualcosa per i poveri.
Ci siamo detti che invece di chiudere era forse il caso di restare aperti e dare la possibilità a qualcuno, che ne avesse bisogno, di mangiare. Per questa ragione abbiamo affisso un cartello all’entrata invitando tutti coloro che hanno fame, e non possono permetterselo, ad entrare.»

In questa sua attività di volontariato privato, come affronta i costi di questa sua iniziativa nonostante la crisi del suo settore? Ha ricevuto aiuti da parte di qualcuno?
«Da nessuno. Da soli gestiamo questo servizio con i nostri risparmi e con l’aiuto, se così si può dire, dello Stato. Abbiamo infatti chiesto ed ottenuto un prestito garantito. Ma purtroppo lo Stato con una mano ce l’ha concesso e con due ne ha ripreso una parte attraverso le tasse.
Devo però anche dire, per la verità, che dopo il servizio televisivo del TG1, abbiamo ricevuto tantissimi messaggi con i quali ci chiedevano l’Iban per una donazione. Comunque abbiamo rifiutato questi aiuti, sempre fiduciosi di poter accogliere qualche cliente che può permettersi di pagarsi il pranzo e che allo stesso tempo ci consenta di andare avanti e finanziare questo servizio che dedichiamo ai più bisognosi.»

La sua “mensa” dedicata ai poveri da chi è frequentata?
«Fin’ora coloro i quali usufruiscono di questo nostro servizio sono tutte persone indigenti, e la maggior parte italiani.»

Come reagiscono i bisognosi che frequentano il suo ristorante?
«Sono contenti di questa nostra iniziativa. E considerando le loro reazioni, la loro gioia e le manifestazioni di riconoscenza, sono convinto che tutto questo è qualcosa che gli serve.»

Quali reazioni ci sono state tra i residenti, la gente del luogo, i suoi colleghi ristoratori?
«A quanto vedo sia i residenti che i social hanno reagito molto bene. Ma mi auguro che i miei colleghi ristoratori di Tivoli mi seguano in questa iniziativa di sostegno ai più bisognosi, non foss’altro per alleggerirmi delle difficoltà oggettive di poter accogliere tutti.
Infatti il mio è un piccolo ristorante che non può ospitare più di quaranta persone, e che al momento attuale dispone di un numero ridotto di posti a causa delle norme anticovid che prevedono il distanziamento sociale.»

Questa iniziativa ha avuto un risalto sulla stampa ed in televisione. Le ha fatto piacere questo interesse mediatico?
«Certamente. Tutto questo ci ha fatto piacere. Ma non avremmo mai immaginato che la nostra modesta iniziativa avrebbe attirato l’attenzione e la curiosità della gente. Non era ciò che volevamo, in quanto l’abbiamo fatto col cuore.
E’ nato tutto da un cartello posto all’entrata del nostro ristorante che poi è andato sui social. Da quel momento non so cosa sia accaduto. Abbiamo avuto molte richieste d’interviste, di servizi televisivi, ma le abbiamo sempre rifiutate, ed ancora continuiamo a rifiutarle, in quanto non era questo il nostro intendimento. Desideriamo solo rimanere nell’anonimato.»

Si ritiene soddisfatto di questa sua iniziativa? La riproporrebbe in futuro?
«Soddisfatto sì. Certamente. In questi giorni ci siamo resi conto di quanta gente abbia veramente bisogno di un pasto caldo. Non pensavamo che ci fossero tutti questi poveri a Tivoli. Speriamo in futuro di poterci permettere ancora questa iniziativa, che ci da la possibilità di accogliere tutti questi bisognosi che con la loro presenza ci onorano di mangiare da noi.»

Giuseppe Sergio Balsamà

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