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Lampedusa vuota. Protestano i dipendenti del centro di accoglienza: “E noi?”

Sull’isola non ci sono più migranti e la convenzione con il Viminale è scaduta. “Scaduti” anche i lavoratori a tempo determinato, cassa integrazione per gli altri

Roma – 11 ottobre 2011 – Con Lampedusa senza migranti e dichiarata “porto non sicuro” saranno probabilmente contenti molti isolani. Ma la musica è diversa per quanti hanno lavorato  grazie all’emergenza, anche perché lo Stato non è un buon pagatore.

 

Ne sanno qualcosa i dipendenti della società “Lampedusa accoglienza”, che gestisce i centri per i migranti dell’isola. Ieri hanno occupato la struttura di contrada Imbriacola per protestare contro i ritardi nei pagamenti degli stipendi e per chiedere assicurazioni circa il loro futuro.

Dopo aver ottenuto un anticipo di un milione di euro dalla Prefettura per saldare gli arretrati di luglio e agosto, la società ha avviato le procedure di cassa integrazione per i dipendenti del Centro con contratti a tempo indeterminato. Per altri cento dipendenti i contratti a termine sono scaduti lo scorso 30 settembre, cosi’ come la convenzione tra la societa’ e il ministero dell’interno.

L’amministratore delegato, Cono Galipo’, spiega che la societa’ e’ ancora in attesa di conoscere le decisioni del Viminale in merito ad un eventuale proroga della convenzione fino al 31 dicembre per la riapertura del centro di accoglienza di Lampedusa, che attualmente è vuoto.

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