Roma, 30 giugno 2025 – Ancora vittime lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale. La nave Life Support di Emergency ha recuperato due corpi senza vita alla deriva in acque internazionali della zona SAR (Search and Rescue) libica. Altri quattro cadaveri sono stati avvistati nella stessa area, ma non ancora recuperati.
L’allarme era stato lanciato giovedì da Sea-Watch, dopo che il suo aereo di sorveglianza Seabird aveva individuato e filmato uno dei corpi in mare, segnalando la presenza di altri cinque nelle vicinanze.
Naufragi invisibili e ipotesi tragiche
“Siamo in mare per salvare vite, è davvero doloroso dover invece recuperare cadaveri”, ha dichiarato Anabel Montes Mier, capomissione della Life Support. Secondo Emergency, le cause della tragedia sono ancora ignote, ma si ipotizza che:
- possa essere avvenuto un naufragio non segnalato;
- ci sia stato un ritardo nei soccorsi;
- oppure che alcune persone si siano gettate in mare per evitare di essere riportate in Libia, dopo un intervento della Guardia costiera libica o di altre milizie.
“Quello che sappiamo per certo – prosegue Montes Mier – è che è disumano che Italia ed Europa affidino la gestione dei flussi migratori a Paesi terzi che violano sistematicamente i diritti umani”.
I due corpi recuperati erano in avanzato stato di decomposizione. Secondo Umberto Marzi, medico di bordo, è probabile che fossero in acqua da almeno una settimana, rendendo impossibile determinare al momento il sesso delle vittime.
La Life Support ha ricevuto come porto di sbarco Augusta, in Sicilia, dove è atteso l’arrivo delle salme domenica 29 giugno intorno alle ore 12.
Sbarchi: 30mila migranti nel primo semestre 2025
Secondo i dati del Viminale, nel primo semestre del 2025 sono arrivati 30mila migranti via mare, un numero superiore di 5mila unità rispetto allo stesso periodo del 2024. Sebbene si resti sotto i livelli del 2023 (60mila arrivi), cresce la preoccupazione per la situazione in Libia, dove milizie armate e trafficanti di esseri umani agiscono in assenza di un reale controllo statale.
La Libia si conferma la principale piattaforma di partenza, mentre un terzo dei migranti giunti in Italia è di nazionalità bengalese (9.691 persone), seguiti da:
- Eritrei: 4.338
- Egiziani: 3.516
- Pakistani: 2.619
Limitati i flussi provenienti dall’Africa subsahariana, segnale – secondo gli analisti – di una dinamica migratoria che privilegia rotte esterne al continente africano più profondo.
Mentre i numeri salgono e i morti si accumulano in silenzio nel cimitero liquido del Mediterraneo, le ONG continuano a lanciare l’allarme: non basta monitorare, serve una risposta politica e umanitaria all’altezza della tragedia in corso.