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Migranti, tragedie in mare e diritti umani negati: “Basta rimpalli di responsabilità”

Roma, 9 aprile 2025 – I primi mesi del 2025 sono stati drammaticamente segnati da naufragi, dispersi e morti tra coloro che tentano la traversata del Mediterraneo. Il programma Mediterranean Hope della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) lancia un nuovo appello chiedendo “vie di accesso legali e sicure in Europa”, denunciando con forza che il “rimpallo di responsabilità” tra istituzioni continua a causare vittime.

Negli ultimi giorni a Lampedusa sono arrivate oltre 1.400 persone in sole 48 ore, seguite da trasferimenti rapidi e quasi immediati verso la terraferma. Francesca Saccomandi, operatrice di Mediterranean Hope, sottolinea però come questa efficienza logistica non corrisponda necessariamente al rispetto dei diritti umani fondamentali. I migranti, già provati da giorni trascorsi in mare, affrontano procedure di identificazione frettolose, restano in hotspot per pochissime ore e vengono subito dopo trasferiti su traghetti senza informazioni chiare sul loro destino finale.

Saccomandi mette in evidenza che recentemente i migranti non partono più direttamente dalla Tunisia ma dalla Libia, dove i trafficanti organizzano viaggi estremamente rischiosi su barche inadeguate. L’orrore vissuto in Libia accomuna le testimonianze dei sopravvissuti, come quella di un giovane del Bangladesh rimasto ferito gravemente nello schianto di un barchino contro gli scogli a Cala Galera. Il giovane, insieme ad altri quindici feriti, ha evitato la morte solo per miracolo.

La situazione diventa sempre più insostenibile, ribadisce Mediterranean Hope, denunciando come queste tragedie sembrino ormai passare inosservate a livello mediatico, causando una pericolosa assuefazione collettiva. Un recente rapporto al Parlamento europeo definisce chiaramente la situazione in Libia come una vera e propria “tratta di esseri umani” che avviene in condizioni di “traffico di Stato“.

La richiesta di creare “vie di accesso sicure e legali” in Europa diventa sempre più urgente e pressante. Mediterranean Hope chiede che si smetta di stringere accordi con Paesi come la Libia, chiaramente non sicuri e non affidabili. Continuare su questa strada, conclude Francesca Saccomandi, significa accettare la perdita continua di vite umane innocenti.

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