in ,

Navigare nell’incognita: il rischio burocratico per il Decreto Flussi triennale che preoccupa sindacati, polizia e funzionari civili

Roma, 21 agosto 2023 – L’ambizioso piano di integrazione nel circuito economico italiano di quasi mezzo milione di lavoratori stranieri nei prossimi tre anni, proposto dal decreto flussi, potrebbe costituire un importante motore di crescita per l’Italia. Tuttavia, c’è un rischio che questa iniziativa possa bloccarsi a causa dei problemi che minacciano la struttura stessa dell’amministrazione interna del paese. L’attuale situazione della macchina burocratica del Ministero dell’Interno, già indebolita dalla prospettiva di migliaia di pensionamenti senza un adeguato ricambio di personale, potrebbe minare l’efficienza del processo di integrazione dei lavoratori stranieri.

L’obiettivo del governo Meloni, di autorizzare l’ingresso di 452.000 lavoratori stranieri nei prossimi tre anni per far fronte alle esigenze di manodopera del paese, è un passo significativo verso una politica di immigrazione legale. Tuttavia, i sindacati segnalano già i primi segni di crisi. La media di età del personale civile impiegato nelle strutture del Ministero dell’Interno è di 58 anni, e nei prossimi sei anni, oltre il 75% di questo personale andrà in pensione senza un adeguato piano di rimpiazzo. Le proiezioni indicano la necessità di quasi 2.000 nuove assunzioni all’anno per far fronte a questa situazione, ma il governo sembra non essere in linea con queste necessità.

I tentativi di far entrare nuovo personale, incluso il recente reclutamento di 400 funzionari amministrativi, non hanno dato i risultati sperati. Inoltre, la decisione del Ministero dell’Interno di utilizzare personale in affitto fornito da agenzie per il lavoro interinale per gestire il decreto flussi solleva ulteriori preoccupazioni. Come si può pensare che solamente 1.120 lavoratori in affitto possano gestire l’ingresso di 452.000 nuovi lavoratori stranieri in tre anni? La discrepanza tra la quantità di personale necessario e quello impiegato rischia di compromettere l’efficacia dell’intero processo.

Un esempio recente di una situazione simile è dato dalla regolarizzazione di lavoratori stranieri agricoli, colf e badanti avviata nel 2020. Tre anni dopo l’inizio delle pratiche, migliaia di istanze sono ancora pendenti e il sistema sembra essere incapace di far fronte a questa mole di lavoro. Questo ha portato a una situazione di crisi nelle prefetture e nelle questure, con un massiccio spostamento di personale dalla Polizia di Stato agli uffici amministrativi, compromettendo l’ordine pubblico in alcune aree.

Le proteste dei poliziotti e dei funzionari civili mettono in luce il collasso potenziale del sistema amministrativo, che minaccia di affondare la nave dell’integrazione e della crescita economica. Nonostante le riunioni tra il governo e i sindacati, sembra che siano necessarie misure urgenti per far fronte a questa crisi imminente. È importante che il governo agisca prontamente per garantire un adeguato ricambio di personale e risorse per mantenere il sistema funzionante, altrimenti i preziosi obiettivi di crescita e integrazione potrebbero andare perduti, e la nave potrebbe affondare nelle acque della burocrazia in eccesso.

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 3 Media: 4.3]

Emergenza migranti in Italia: scontro tra Viminale e sindaci sulla gestione dell’accoglienza

Codice fiscale per stranieri: la mini-guida multilingue dell’Agenzia delle Entrate