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Phone center. La Lombardia: “Nuova legge non lede concorrenza”

"Non limita la concorrenza", respinte le accuse dell’Antitrust. Si attende il pronunciamento della Consulta

MILANO – È muro contro muro tra Antitrust e Lombardia per la legge sui phonecenter. La Regione non sembra intenzionata a modificare la legge che ha ridisegnato i requisiti igienico-sanitari per aprire (o mantenere in attività) negozi di questo tipo e contesta che queste ledano la concorrenza a discapito dei consumatori.

"La nostra è una legge – ricorda l’assessore regionale al Commercio Franco Nicoli Cristiani – votata a larga maggioranza, con anche l’astensione delle principali forze del centro sinistra – che ha colmato un vuoto normativo insostenibile e che applica a queste realtà (2000 in Lombardia) norme perfettamente in linea con quelle richieste agli esercizi pubblici. Sono disposizioni oggettive, ragionevoli e che valgono per tutti: non discriminano gli operatori, non limitano la concorrenza creando posizioni privilegiate e non distorcono in alcun modo la concorrenza stessa".

"Credo che la normativa sui phone center – gli fa eco l’assessore regionale al Territorio, Davide Boni – non sia affatto restrittiva o leda alcun diritto. Prima dell’entrata in vigore di questa legge, le attività commerciali di questo tipo non erano in alcun modo regolamentate: noi abbiamo dato regole certe anche dal punto di vista sanitario, concedendo peraltro la possibilità ai singoli comuni di regolamentarne l’apertura coerentemente con le esigenze del territorio". "Credo – conclude Boni – che nessuno possa biasimare la volontà dimostrata dalla giunta regionale lombarda di legiferare in modo da dare norme certe a servizio dei cittadini e di tutti i consumatori finalizzate al ripristino della legalità sul territorio".

Il tono di queste dichiarazioni sembra escludere che la Giunta rimetterà mano alla legge, la segnalazione dell’Antitrust (che non è vincolante) rimarrà probabilmente inascoltata. A migliaia di titolari di phone center schiacciati dal giro di vite non rimane che sperare nella Consulta, chiamata da diversi giudici amministrativi a verificare se la legge 6/2006 viola la Costituzione: se così fosse, una modifica sarebbe obbligatoria.

(20 agosto 2007)

EP

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