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Profughi. Grandi (Unhcr): “L’Europa dei muri non mantiene i suoi impegni”

L’Alto Commissario per i Rifugiati: “Oltre a hotspot, ricollocamenti e rimpatri, servono vie legali per raggiungere in sicurezza gli Stati Ue e ricevere asilo”

 

Ginevra – 23 febbraio 2016 – “Nell’emergenza rifugiati l’Europa sta perdendo se stessa. I bambini morti nel mare Egeo sono uno scandalo che chiama in causa la mancanza di solidarietà di un continente intero, in cui crescono barriere ed egoismi”.

È iniziato nel pieno della crisi il mandato di Filippo Grandi come Alto commissario Onu per i rifugiati. Da una parte flussi imponenti di persone che scappano dalla guerra, dall’altra un’Unione Europea che non si dimostra capace di accoglierli come imporrebbero umanità e convenzioni internazionali e alza muri, mentre “ci sono parti politiche che stanno volutamente impaurendo i cittadini”.

“Sono cresciuto in un continente di frontiere chiuse, ora rischiamo di tornarci. L’Europa – dice oggi Grandi a Repubblica – ha preso degli impegni che non sta mantenendo. Gli hotspot per l’identificazione di chi arriva non sono ancora pienamente in funzione. I ricollocamenti tra i vari paesi Ue dei rifugiati arrivati in Italia e Grecia sono ancora fermi. I rimpatri di chi non ha diritto all’asilo non funzionano. L’Europa è diventata un’autostrada e questo disordine allarma l’opinione pubblica”.

La Grecia, sottolinea l’Alto Commissario, rischia di diventare “uno Stato isolato, in cui i rifugiati restano chiusi senza possibilità di uscire” e lo stesso destino attende l’Italia se riprenderanno gli sbarchi. Il regolamento di Dublino, che impone al Paese Ue di primo ingresso di farsi carico della domanda d’asilo “è un modello vecchio che va indubbiamente superato”.

Grandi indica poi la necessità di aiutare la Turchia, “che oggi ospita il numero più alto di rifugiati al mondo: due milioni e mezzo di siriani,più qualche migliaio di afgani e iracheni”. Per accoglierli l’Ue ha destinato ad Ankara tre miliardi di euro, in cambio del controllo delle coste e delle partenze verso la Grecia. Servono però “nuove vie legali d’uscita dal Paese”, “bisogna prevedere la possibilità per migliaia di profughi di lasciare la Turchia, ma anche altri paesi di transito come la Giordania e il Libano, e raggiungere in sicurezza gli Stati Ue dove riceveranno asilo”.

 

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