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Il Viminale pretende fino a 20mila euro di risarcimento dai richiedenti asilo che lavorano

Roma, 3 marzo 2022 – Per la legge italiana 5.900 euro annui sono sufficienti per vivere. E così, il Viminale ora chiede a centinaia di richiedenti asilo un risarcimento, e gli revoca la domanda per l’accoglienza. A denunciare “alle prefetture quelle che vengono singolarmente definite le situazioni sintomatiche di possibili condizioni di autosufficienza” dovrebbero essere enti gestori dei centri, ha spiegato Filippo Miraglia dell’Arci. “Una richiesta ingiusta e ingenerosa”, ha aggiunto inoltre.

Il Viminale pretende un risarcimento ai richiedenti asilo che lavorano

Per la prima volta dal 2015, anno nel quale è entrata in vigore la legge, il Viminale ha deciso di avviare un’indagine tra i 77.000 richiedenti asilo ospitati nei centri italiani che si sono trovati un lavoro. Sostanzialmente, secondo le regole, se guadagnano più di 5.900 euro annui, quindi circa 500 euro al mese, non avrebbero più diritto a usufruire dell’accoglienza. Sarebbe anche corretto, se non fosse che in Italia vivere con 500 euro al mese è praticamente impossibile. E al posto di affidare il difficile compito agli uffici del ministero, incrociando i dati dell’Agenzia delle entrate con l’Inps, il dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale ha chiesto agli enti gestori dei centri di denunciare chi di dovere.

“Per la corretta gestione delle risorse pubbliche impiegate si ritiene indispensabile porre in essere ogni azione che possa risultare utile a rivelare le condizioni che riconoscono l’accesso alle misure di accoglienza esclusivamente al richiedente asilo che risulta privo di mezzi sufficienti a garantire una qualità di vita adeguata per il sostentamento proprio e dei propri familiari”, si legge. Tra l’altro, non tutti gli stranieri hanno regolari contratti. Proprio qui nasce l’insolita richiesta: “Si invitano gli enti gestori a segnalare con solerzia e senza indugio le situazioni sintomatiche di possibili condizioni di autosufficienza. Quali ad esempio la disponibilità economica o la continua assenza del centro durante gli orari lavorativi“.

Miraglia: “Richiesta ingiusta e ingenerosa”

Centinaia e centinaia di richiedenti asilo, quindi, si sono visti non solo recapitare la revoca dell’accoglienza. Ma anche un risarcimento che va dai 5mila ai 20mila euro. “Una cosa assai singolare. Anche perchè nel 2020 e nel 2021 –per motivi di salute pubblica – i centri erano stati invitati a trattenere i richiedenti asilo. E adesso gli si chiede gli arretrati? Per altro ho i miei dubbi che, con le difficoltà di lingua e di comprensione delle nostre leggi, a queste persone sia stato spiegato al momento della richiesta di asilo quali erano le norme sul reddito”, ha sottolineato Nazzarena Zorzella.

A Bologna il Coordinamento migranti ha già iniziato le procedure per permettere ai richiedenti asilo l’annullamento del risarcimento. Sarà difficile, però, intraprendere questa strada. “La Prefettura dovrebbe però almeno sapere che i richiedenti asilo a cui ha revocato l’accoglienza e che ha multato sono gli stessi che hanno lavorato durante i mesi più duri della pandemia per permettere di vivere a una città in lockdown. Sono i migranti che secondo i decreti pandemici non potevano essere messi alla porta delle strutture di accoglienza. E ai quali, secondo la corte di Cassazione, non è stato garantito il diritto alla salute”, ha dichiarato il Coordinamento dei migranti.

E’ una richiesta ingiusta e ingenerosa. Di certo non tocca a noi fare le verifiche. Non saremo noi a indicare alle prefetture quelle che vengono singolarmente definite le situazioni sintomatiche di possibili condizioni di autosufficienza”, ha infine commentato Filippo Miraglia dell’Arci.

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