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Riforma cittadinanza. Si riparte martedì, occhi puntati sugli emendamenti

Dalla prossima settimana in Aula si tenterà di cambiare la riforma. Speranze per una norma transitoria che salvi le seconde generazioni più “anziane”

 

 

 

 

Roma – 1 ottobre 2015 – Si combatterà dalla prossima settimana in Aula alla Camera la battaglia per il primo sì alla riforma della cittadinanza. 

Dopo la discussione sulle linee generali che si è tenuta lunedì scorso, fino a oggi la riforma è finita in coda ad altri provvedimenti all’esame dei deputati. Questi stanno però intanto presentando una lunga serie di emendamenti, che dovrebbero essere esaminati a partire da martedì prossimo, salvo soprese da parte della conferenza dei capigruppo. 

Ce n’è, ovviamente, per tutti i gusti. Compreso il tentativo, soprattutto da parte della Lega Nord, di rendere ancora più difficile l’attuale percorso per diventare italiani, ad esempio introducendo corsi e/o esami obbligatori per la prendere la cittadinanza. Gli occhi, però, sono puntati sugli emendamenti che potrebbero sanare quache stortura del testo su cui la maggioranza ha trovato un accordo in commissione. 

È scontato, ad esempio, che si faranno rientrare tra i beneficiari della riforma anche i figli di romeni, polacchi e altri cittadini europei, dimenticati da quel testo. Meno scontato l’esito del confronto sulle limitazioni allo ius soli e sulle norme transitorie per i ragazzi nati e/o cresciuti in Italia che ormai hanno più di venti anni. 

Sul primo fronte, ci sono emendamenti per cancellare il requisito della carta di soggiorno per il genitore e tornare ai cinque anni di soggiorno regolare precedenti la nascita del bambino. Pesa però, all’interno della maggioranza, il veto del Nuovo Centro Destra, che nella carta di soggiorno vede un’irrinunciabile prova di integrazione. 

Dovrebbe invece essere meno difficile trovare un accordo per salvare le seconde generazioni più “anziane”, che hanno maturato i diritti previsti prima dell’entrata in vigore della nuova legge. In questo caso la partita si giocherà soprattutto sui requisiti aggiuntivi: sicuramente dovranno essere ancora legalmente in Italia, probabilmente da un determinato numero di anni (le proposte oscillano tra uno e cinque). 

Stranieriinitalia.it

 

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