Partiranno da Italia e Grecia verso gli altri Stati secondo quote obbligatorie. Ok dal consiglio dei ministri dell’Interno, nonostante il no di 4 Paesi dell’est
Bruxelles – 22 settembre 2015 – Con fatica e senza l’accordo di tutti, l’Unione Europea si impegna finalmente a dividersi una parte del carico dell’accoglienza dei profughi.
Oggi pomeriggio a Bruxelles il consiglio dei ministri dell’Interno ha adottato a maggioranza la decisione di “ricollocare” (relocation) 120 mila persone chiaramente bisognose di protezione internazionale dall’Italia e dalla Grecia negli altri Paesi dell’Ue. Una ripartizione obbligatoria, secondo quote ben definite, e non più legata alla volontarietà che aveva svuotato di efficacia gli accordi precedenti.
La decisione è stata adottata a maggioranza qualificata, superando il voto contrario di Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria e con l’astensione della Finlandia, ma anche questi paesi ora dovranno rispettarla. È prevista la possibilità di chiedere deroghe temporanee in caso di eventi eccezionali (come un disastro naturale o l’improvviso afflusso di altri migranti), ma potranno durare non più di un anno e riguardare al massimo il 30% della quota assegnata.
I 120 mila profughi da ricollocare comprendono anche i 54 mila che secondo la proposta della Commissione Europea dovevano partire dall’Ungheria. Budapest però ha rifiutato questo aiuto e così quei 54 mila sono rientrati proporzionalmente nelle quote di Italia e Grecia.
Il governo Orban è contrario all’obbligatorietà delle quote. Inoltre, non vuole nemmeno essere qualificato come Paese di primo ingresso (molti profughi via arrivano dalla Grecia, che non li registra) e quindi, al di là dei meccanismo di relocation, essere costretto a farsi carico dei richiedenti asilo come impone il regolamento di Dublino.