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Tassa sul permesso, la Camera: “Governo chiarisca che non si paga più”

Interrogazione di Beppe Guerini (Pd) ai ministri dell’Interno e dell’Economia. “Dare istruzioni operative, anche sui rimborsi”

Roma – 13 giugno 2016 – Che aspettano i ministeri dell’Interno e dell’Economia a chiarire a tutti che la tassa sui permessi di soggiorno non si paga più? Mentre fanno finta di niente, (non una nota, non una circolare), c’è il rischio che gli  immigrati paghino ancora ingiustamente decine o centinaia di euro a testa. 

Ora il caso arriva alla Camera, grazie a un’interrogazione ad Angelino Alfano e Pier Carlo Padoan presentata venerdì scorso dal deputato dem Beppe Guerini e firmata anche da colleghi del Pd, di Possibile e di Sinistra Ecologia Libertà. 

Guerini conosce bene il tema, e non solo perché prima di arrivare a Montecitorio era un avvocato particolarmente attivo sul fronte dell’immigrazione. Già lo scorso dicembre, mentre si discuteva la legge di Stabilità, aveva chiesto al governo con un ordine del giorno (accolto) di valutare come adeguarsi alla sentenza della Corte di Giustizia Europea, che aveva bocciato la tassa sui permessi.

“Ora che si è espresso anche il Tar, bisogna informare immediatamente le Questure che non possono più pretendere il contributo e tranquillizzare i cittadini stranieri che non devono più versarlo. Qualcuno oggi, nell’incertezza, potrebbe essere spinto comunque a pagare, credendo che altrimenti rischia il permesso di soggiorno” dice Guerini a Stranieriinitalia.it. 

Nell’interrogazione si ripercorre tutto l’iter della battaglia legale condotta dall’Inca Cgil contro la tassa,  la sentenza della Corte di Giustizia e quella arrivata il 24 maggio dal Tar del Lazio, che “rende  inoperante l’esazione del contributo”. 

“Nonostante queste chiare e autorevoli pronunce giurisdizionali – denunciano i deputati – risulta agli interroganti che in molti casi e in molti contesti territoriali il contributo in parola continui ad essere normalmente preteso, che nessuna richiesta di rimborso sia stata accolta, e che non siano state diramate istruzioni operative idonee a garantire l’effettivo rispetto delle sentenze pronunciate in sede europea e nazionale”. 

Il risultato del silenzio dei ministeri? Ad oggi, sul territorio, si trovano Questure che continuano a pretendere il contributo  o che annunciano che sospenderanno o rigetteranno le domande di chi non paga, così come uffici postali che “suggeriscono” agli immigrati, quando presentano il kit per il rilascio o il rinnovo, di pagare comunque.

Nell’interrogazione si chiede quindi ai ministri dell’Economia e della Finanza “l’adozione di una circolare o di altro atto di indirizzo idoneo a chiarire che l’effetto pratico della sentenza 6095/2016 del Tar del Lazio è di rendere inoperante il meccanismo di esazione del «contributo per il rilascio e per il rinnovo dei permessi di soggiorno”. Ma anche  “iniziative normative legislative o procedure amministrative per facilitare la restituzione di quanto illegittimamente versato” dal 2012 a oggi. 

Intanto, c’è un’altra lezione da imparare. “Il fatto che si sia dovuti arrivare per l’ennesima volta in tribunale per far valere i diritti dei cittadini stranieri – nota Guerini – è una sconfitta per lo Stato. È tempo di abbandonare un approccio basato solo sull’ordine pubblico e normalizzare i rapporti tra immigrati e istituzioni”. 

“Non è possibile – chiarisce il deputato del Pd – che un italiano abbia come interlocutore il Comune per la sua  carta di identità e invece un immigrato debba andare in Questura per il permesso di soggiorno. La gestione dei permessi deve passare ai Comuni, naturalmente insieme alle risorse necessarie”. 

 

Elvio Pasca

 

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