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Il melting pot scende sul campo di cricket

Per i ragazzi delle scuole veneziane lo sport diventa veicolo di integrazione. Gli insegnanti, al corso di formazione per apprendere le tecniche da trasmettere agli alunni

Venezia – 26 febbraio 2008 – A Venezia l’integrazione passa attraverso il cricket. Perché ora questo sport, in Italia amato e praticato soprattutto dagli immigrati indiani, bangladesi e srilankesi, entrerà nelle scuole della città lagunare. Infatti per estenderne la pratica è stato organizzato un corso di formazione gratuito rivolto agli insegnanti. L’obiettivo è di coinvolgere anche i ragazzi italiani in questa disciplina, in modo da favorire l’intesa tra immigrati e autoctoni.

L’idea è stata chiamata “Approccio al cricket”. La prima tranche di lezioni si è già svolta a gennaio, la seconda partirà nel mese di marzo. Dietro la cattedra, Kelum Perera, un giovane cingalese nato in Italia, abilissimo nel gioco del cricket e vice-resposnabile dei tecnici italiani.

L’iniziativa fa parte del progetto “Genera/Azioni”, che si inserisce in un programma più ampio promosso dal Ministero della Solidarietà. Da una parte c’è l’idea del Comune di Venezia, dall’altra la buona volontà di alcuni professori delle scuole cittadine, incaricati di apprendere le tecniche fondamentali dello sport per poi trasmetterle agli studenti e avvicinarli al gioco.

Probabilmente in pochi lo sanno, ma Venezia vanta una squadra di cricket che sta raggiungendo ottimi risultati. Il team è composto principalmente da ragazzi (dai 16 ai 22 anni), migranti di seconda generazione, nati in Italia da genitori stranieri. La storia del Venezia Cricket Club sembra tratta da un film: prima le partitelle con mazze fatte in casa e palle costruite artigianalmente sulla base di comuni palline da tennis poi la nascita della squadra grazie all’intervento di Alberto Miggiani da sempre impegnato nello scoutismo ed ora presidente della società sportiva.

La squadra, che prima giocava in campi improvvisati nei parchi della città di Mestre, ora gode di una struttura organizzativa che le ha permesso il salto in serie B nel campionato. Adesso occorre allargare la base. Così è nata l’idea di coinvolgere anche i giovani italiani e, sfruttando il fine sportivo, lavorare sull’integrazione.

Il cricket è uno sport a squadre giocato fra due gruppi di undici giocatori ciascuno. E’ nato, almeno nella sua forma moderna, in Inghilterra ed è popolare principalmente nei paesi del Commonwealth. In alcuni paesi dell’Asia del Sud, compreso India, Pakistan, Bangladesh e Sri Lanka, il cricket è di gran lunga lo sport più popolare. Ma è molto praticato anche in Inghilterra, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Zimbabwe, Indie Occidentali.

La lunghezza delle partite (che possono durare da sei ore a giorni interi, occasionalmente settimane), i numerosi intervalli, per il pranzo e il té, nonché la complessa terminologia, rendono difficilmente comprensibile questo sport agli spettatori poco esperti. Eppure la disciplina è praticata più di quanto si pensi. Solo a Roma ci sono 11 associazioni sportive di cricket, mentre in tutta Italia sono circa cinquanta. E tutte hanno un comune denominatore: la multietnicità dei giocatori. Ma molte ancora sono composte esclusivamente da stranieri. Due esempi sono i cricket clubs “Bangla Boys” e “Rome Bangladesh”, ovviamente formati da soli bangladesi.

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