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Roger Davico: “Lavoriamo insieme per l’integrazione. Giusto lo Ius Soli per i ragazzi nati in Italia”

Roma, 14 settembre 2020 – È Sbarcato a Venezia, nello spazio Venice Production Bridge per il Premio Fondazione Fai Persona Lavoro Ambiente nell’ambito della 77ª Biennale, il docu-film “Siamo qui da vent’anni” realizzato nel 2020 dal regista Sandro Bozzolo e prodotto da Anolf Cuneo (Associazione nazionale oltre le frontiere della Cisl) per il progetto “Frame, Voice, Report”,
finanziato attraverso il Consorzio delle Ong piemontesi, con il contributo dell’Unione Europea e della Regione Piemonte e il supporto della Fai Cisl Nazionale, della Fondazione FAI CISL Studi e ricerche e della Fondazione Crc.

Per l’occasione abbiamo intervistato l’ideatore del documentario Roger Davico, presidente territoriale Anolf Cisl.

Come nasce l’idea di “Siamo qui da vent’anni”?
Abbiamo voluto realizzare questo progetto per sottolineare l’importanza del contributo dei migranti alle produzioni del nostro territorio: dal vino ai formaggi ed al latte anche l’industria alimentare, dalla coltivazione della frutta alla manutenzione dei boschi di castagno, la nostra provincia ha bisogno di questi lavoratori. Nei 48 minuti del film emerge uno spaccato della provincia di Cuneo in termini di comunità straniere da tempo radicate sul territorio che oggi rappresentano vere eccellenze in produzioni e settori specifici, portando reddito e prestigio alla Granda.

Quali comunità sono raccontate nel film?
Parliamo della comunità macedone di Langa che ha sede a Neive ed è impegnata particolarmente nella vite, nella filiera del vino e nelle nocciole, dei lavoratori della frutta in arrivo dai Paesi dell’Africa del Sud Sahara che ogni anno partecipano alla raccolta nel Saluzzese e Cuneese, con un’escursione anche ad Ormea ed ln Alta Val Tanaro per le castagne e la manutenzione dei boschi. Ma anche della comunità cinese di Barge e Bagnolo, che hanno dato nuova linfa al distretto della pietra di Luserna, degli indiani Sikh del Punjab, circa 3 mila residenti nel territorio di pianura e d’estate in montagna, con la sede della comunità ed i loro tempio di preghiera e di incontro a Marene specializzati nell’allevamento dei bovini e impegnati nella filiera del latte. C’è anche spazio per le operatrici dell’assistenza provenienti dall’Est Europa, ma anche da America latina e Sud-Est asiatico, che si occupano di assistere gli anziani nelle case private e nelle strutture delle case di riposo. Sostanzialmente non abbiamo scelto le comunità straniere più numerose in provincia, ma alcune di quelle che in qualche modo si sono specializzate in determinati settori.

Dopo Venezia cosa succederà?
Il giorno dopo Venezia saremo a Vicenza, il 23 settembre al museo del cinema di Torino, il primo di ottobre a Sesto San Giovanni e poi a Bologna. Stiamo anche costruendo un sito dove la gente possa vedere on line il film. Ma soprattutto noi vorremmo che lo si discuta: quindi andare nelle scuole, fare delle serate specifiche e degli incontri culturali e di dibattito sull’immigrazione in Italia.

Il messaggio del documentario?
Vogliamo che il progetto sia un’azione di informazione e di educazione rivolta alla cittadinanza e alla politica, che ci deve spingere a lavorare insieme e per l’integrazione.
L’incontro con altre esperienze sicuramente fanno crescere le nostre conoscenze ed aprono le nostre menti. Penso che l’unica discriminante per essere considerato cittadino del nostro Paese sia l‘accettazione della nostra Costituzione, in pieno, in tutti suoi valori e contenuti.

A Salvini piacerebbe il film?
Secondo me gli darebbe un po’ noia, non è un film arrabbiato…

Si è parlato molto di “flop” delle regolarizzazione dei migranti. Il suo giudizio?
Noi come Anolf Cisl siamo stati da subito critici, il provvedimento doveva essere più ampio: non ci sono solamente le badanti ed i lavoratori dell’agricoltura, c’è tutto il commercio, c’è l’edilizia, ci sono lavoratori stranieri da tutti i settori. Doveva essere generalizzato. Sull’agricoltura c’è da fare una riflessione: i costi troppo alti del provvedimento (500 euro) hanno scoraggiato i datori di lavoro.

Anni fa Gianfranco Fini aprì al voto amministrativo per migranti. Sarebbe attuabile oggi?
Sono pienamente d’accordo. Penso che la partecipazione al voto sia una cosa importante per tutti. Se io vivo un Paese, lavoro, pago le tasse, non vedo perchè non debba avere la possibilità di scegliere i candidati che più possano rappresentarmi a livello locale. Questa è democrazia.

Se lei avesse la possibilità di cambiare una legge attuale (relativa all’immigrazione) cosa cambierebbe?
Cambierei la legge sulla cittadinanza: bisogna riconoscere la cittadinanza italiana ai giovani che sono nati e hanno studiato qui, sono favorevole quindi allo ius soli moderato. Non dobbiamo creare dei muri, diamo invece a questi giovani la possibilità di essere inseriti a pieno all’interno della nostra Costituzione. Se sono nato qui e ho fatto il ciclo di studi in Italia la cittadinanza italiana deve essere riconosciuta.

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