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Aspettando il decreto…

C’è ancora tempo per rendere meno spietata la corsa alle quote. Un pò di trasparenza in più sarebbe già un bel passo avanti

Ora che i numeri del prossimo decreto flussi non sono più un segreto, famiglie e imprese che vogliono assumere un lavoratore straniero potranno valutare più realisticamente quante chance hanno di farcela. 170mila ingressi non basteranno a coprire tutte le domande, ma certo sono tanti rispetto al passato e quindi questa volta la platea degli esclusi sarà più ristretta.

Nonostante ciò, il meccanismo rimane spietato. Ce la faranno solo i più veloci, quelli che presenteranno la domanda immediatamente dopo la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. Considerati i passaggi istituzionali che attendono la bozza varata dal governo (i pareri della Conferenza Unificata e delle commissioni Parlamentari per ora non sono nemmeno calendarizzati) di qui all’ora x manca ancora qualche settimana: c’è tempo per non complicare ulteriormente e inutilmente la vita di chi si prepara alla corsa alle quote.

Un pò di trasparenza in più sarebbe già un bel passo avanti.

Molte occasioni sono già andate perse. Non toccava infatti a un’inchiesta giornalistica svelare i numeri di un decreto che riguarda centinaia di migliaia di persone. Eppure in questi mesi tutte le informazioni sui flussi 2006 sono state distillate col contagocce, quasi che si volesse tenere al riparo dallo sguardo indiscreto dei cittadini il processo che ha portato alla loro definizione. Speriamo che l’anno prossimo si corregga la rotta.

Ma intanto, il governo non potrebbe almeno far sapere in anticipo la data in cui arriverà in Gazzetta Ufficiale? E se questo non è possibile, perché non dilatare a tre, quattro giorni il tempo che intercorre tra la pubblicazione e la presentazione delle domande?

In questo modo i datori di lavoro potrebbero presentarsi all’appuntamento più serenamente, non verrebbero avvantaggiati solo quelli che hanno accesso alle notizie in tempo reale (quanti anziani che hanno bisogno una badante navigano su internet o comprano tutti i giorni il giornale?) e tutti avrebbero il tempo di scegliere da quale ufficio postale, presumibilmente il meno affollato, tentare la sorte.

Un altro contributo importante dovrebbe arrivare proprio da Poste Italiane. Ancora oggi arrivano in redazione le proteste di chi lo scorso anno si è messo in fila all’alba di fronte a un ufficio postale il primo giorno utile per la spedizione della domanda, ma si è visto scavalcato nell’assegnazione delle quote solo perché quell’ufficio ha aperto mezz’ora dopo rispetto ad altri della stessa provincia. È così difficile garantire, se non l’apertura contemporanea di tutti gli uffici postali, almeno che l’accettazione delle domande per i flussi scatti alla stessa ora in tutta Italia?

Secondo alcune indiscrezioni, quest’anno le Poste istruiranno anche le pratiche, trasmettendo i dati già informatizzati agli Sportelli Unici per l’Immigrazione. Questo non potrà che gravare sulle tasche degli aspiranti datori di lavoro che, pur disposti a sborsare qualche decina di euro, si aspettano in cambio un servizio efficiente. Il personale che si occuperà delle domande è stato formato adeguatamente? Saprà dare informazioni a chi si presenta allo Sportello? Nel corso dell’ultima regolarizzazione, 700mila domande si arenarono per mesi sui tavoli delle Poste prima di essere trasmesse alle prefetture. È un ricordo ancora troppo vivo per non suscitare un po’ di preoccupazione…

(12 gennaio 2006)

Elvio Pasca

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Due o tre giorni di buonsenso per i flussi 2006