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Gli 007 italiani: “Immigrazione clandestina e terrorismo, ecco i rischi”

La Relazione dei servizi segreti presentata oggi al Parlamento ricostruisce rotte, filiere dei trafficanti e “possibili contaminazioni” con lo jihadismo. “Le maggiori insidie dalla via dei Balcani”

 

Roma – 2 marzo 2016 – “La massa di persone in movimento verso lo spazio comunitario, oltre a costituire un’emergenza di carattere umanitario, sanitario e di ordine pubblico, può presentare insidie sul piano della sicurezza”. I servizi segreti italiani spiegano così l’attenzione data all’immigrazione nella “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2015” presentata oggi al Parlamento. 

Nel documento si ricorda come le migrazioni verso l’Europa siano mutate, “con l’arrivo sempre più consistente di profughi, in fuga da aree di crisi e di conflitto”, attraverso due rotte principali, quella nordafricana (o del Mediterraneo centrale), che porta alle coste italiane, e quella anatolico balcanica che investe la Grecia e i Paesi dell’Europa centro orientale. 

“Il trasferimento dalle aree di origine a quelle di destinazione – sottolineano gli 007 – costituisce un business rilevante per diversi circuiti illegali dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina i quali, forti del controllo del territorio, assicurano il necessario sostegno logistico in termini di fluidificazione e continuità dei diversi segmenti delle direttrici di trasferimento e di procurement di documenti falsi o rubati.

A preoccupare i nostri servizi segreti sono però anche le “possibili, ancorché non sistematiche, contaminazioni tra immigrazione clandestina e terrorismo”. 

Gli jihadisti presenti nelle crisi  crisi siriana, irachena, libica, subsahariana e del Corno d’Africa potrebbero “inquinare i canali dell’immigrazione e sottoporre alla radicalizzazione elementi poi destinati ad emigrare nei Paesi europei” e far arrivare in Europa ex combattenti o militanti grazie alla possibilità di acquisire documenti falsi. Inoltre, migranti che arrivano da aree di guerra possono avere un “profilo potenzialmente critico, derivante soprattutto dall’expertise “militare” acquisita”.

Nella relazione di ricostruiscono anche le filiere del traffico di esseri umani. Nel Nord Africa le organizzazioni sono multietniche, “per lo più libiche, egiziane, somale, eritree, sudanesi, nigeriane e maliane”, mentre nel Mediterraneo orientale operano reti criminali “a prevalente matrice turco-irachena, con il diffuso coinvolgimento di elementi greci e ucraini – questi ultimi impiegati soprattutto come scafisti – e talvolta anche di soggetti asiatici (afghani, iracheni, iraniani e pakistani)”.

L’ultimo anello della filiera sono le organizzazioni criminali etniche presenti in italia, composte per lo più da cittadini egiziani, del Corno d’Africa e romeni. Queste si sono specializzate nella falsificazione dei documenti, comprese le false assunzioni di stagionali, e nell’assistenza ai migranti che dai centri di accoglienza italiani vogliono arrivare nel Nord Europa. Nella Relazione si citano però anche gruppi di ex contrabbandieri di tabacchi pugliesi, brindisini per la precisione, che si sono riconvertiti in scafisti. Questi usano “imbarcazioni veloci di limitate dimensioni (non oltre le venti persone) intercettando una domanda in grado di sostenere costi elevati di viaggio”.

Secondo i servizi segreti, le insidie maggiori arrivano dalla rotta balcanica, che in questo momento è la più battuta.

Per i profughi siriani, infatti, è diventata troppo rischiosa la Libia, dove si fronteggiano con le armi milizie tribali e ci sono anche infiltrazioni jihadiste e inoltre è diventato più difficile arrivarci visti controlli e restrizioni attivati da Libano, Algeria ed Egitto. Se però la rotta balcanica diventasse impraticabile, ad esempio per la chiusura delle frontiere, non è escluso che il flusso di indirizzi di nuovo verso l’Italia. 

Quanto al rischio di infiltrazioni terroristiche, gli 007 ribadiscono che lungo la “direttrice nordafricana, nonostante ricorrenti warning, non ha trovato specifici riscontri”, mentre è “più concreto sulla rotta balcanica”. Questo è dovuto alle “vulnerabilità di sicurezza” legate all’arrivo massiccio di profughi da Siria e Iraq, al fatto che è una “via di transito privilegiata bidirezionale di foreign fighters” e che nell’area ci sono “realtà oltranziste consolidate, in grado di svolgere un ruolo attivo nella radicalizzazione dei migranti”.

Stranieriinitalia.it

“Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2015

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