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Riccardi: “Immigrati via per la crisi? Una perdita”

“Si tratta di manodopera molto richiesta, persone ben integrate. Sono una presenza ormai fondamentale per la crescita e lo sviluppo economico del nostro Paese”. Polemica con il leghista Calderoli

Roma –  27 agosto 2012 –  Gli ottocentomila immigrati spariti secondo l’ultimo censimento? Un dato  “probabilmente sovrastimato” premette il ministro dell’Integrazione Andrea Riccardi, secondo il quale però “ci sono sicuramente molti immigrati che, di fronte alla crisi, sono tornati nei paesi d’origine. Altri invece sono andati in altri Stati europei dove è più facile trovare lavoro e integrars”.

 

“Si tratta in generale di manodopera specializzata molto richiesta dagli imprenditori e di persone che si sono ben integrate. È un fenomeno che rischia di tradursi in una perdita per noi” sottolinea oggi il ministro in un’intervista rilasciata all’Ansa prima di partire per Torre Pellice , in provincia di Torino, dove stasera partecipera’ al Sinodo Valdese.

“La logica che guida il Governo – spiega  – è che questo problema epocale non può essere gestito solo con una logica di emergenza. La presenza dei lavoratori stranieri in Italia, come ben sanno gli imprenditori, è ormai fondamentale per la crescita e lo sviluppo economico del nostro Paese”.

“Bisogna allora lavorare –aggiunge Riccardi  – per integrare questi lavoratori nel territorio, favorendo legalità, rispetto delle leggi e reciproca comprensione e convivenza con gli italiani. Molto importante è la questione della lingua, senza la conoscenza dell’italiano è molto difficile integrarsi”.

Secondo il ministro per l’integrazione, “i leader religiosi, molto influenti all’interno delle diverse comunit… presenti in Italia, possano fornire un grande apporto sui temi del dialogo, della comprensione e della convivenza. Per questo, a inizio mandato, ho costituito la Conferenza nazionale religioni, cultura e integrazione, nella quale i rappresentanti delle religioni presenti in Italia dialogano, tra di loro e con le istituzioni, su temi concreti che riguardano la vita delle loro comunità”.

In occasione del sinodo valdese, Riccardi sottolinea infine “la spiccata sensibilità e l’importante contributo che le comunità valdo-metodiste ed evangeliche hanno dimostrato sul tema dell’immigrazione, promuovendo sia i diritti degli immigrati sia avanzati processi di integrazione tra stranieri e italiani”.

Polemica con Calderoli

Le parole di Riccardi sull “perdita” rappresentata dagli immigrati che se ne vanno, vengono criticate dal leghista Roberto Calderoli.  “Il ministro è a conoscenza degli ultimi dati della disoccupazione che da noi ha toccato livelli da record? Si rende conto che senza quel milione di immigrati che se ne sono andati via avremmo esattamente un milione di nostro cittadini disoccupati in più?” dice l’esponente del Carroccio

“Certo – aggiunge l’ex ministro del Governo Berlusconi – se anche il ministro Riccardi volesse seguire l’esempio del milione di immigrati che se ne è andato altrove e scegliesse di abbandonarci anche lui penso che nessuno si straccerebbe le vesti…”

“Sembra strano – ribatte una nota di Riccardi – che l’ex ministro Calderoli, da esponente politico accorto e informato, non conosca le numerose ricerche (ultima, in senso cronologico, quella della Cgia di Mestre) che mettono in luce come ci sia ormai una serie di attivita’ lavorative che gli italiani, nonostante la crisi, non vogliono piu’ fare”.

“Sorprende ancor di piu’ – aggiunge il ministro per l’Integrazione – che l’ex ministro Calderoli, da uomo politico ben radicato nel territorio, non conosca da vicino le esigenze degli imprenditori, nell’industria, nell’artigianato e nell’agricoltura, che dichiarano, specie nel Nord del Paese, di aver bisogno, in mancanza di specializzati italiani, di lavoratori stranieri. E che gli sfuggano anche le esigenze delle famiglie dove ci sono anziani, disabili o minori da accudire”.

“Buona parte dei lavoratori stranieri che hanno lasciato il nostro Paese -conclude Riccardi – sono lavoratori contrattualizzati, specializzati, esperti, con una buona conoscenza della lingua italiana e un ottimo livello di integrazione sia sul posto di lavoro che nelle citta’. Un imprenditore che agisce sul campo sa bene cosa significhi perdere un patrimonio umano di conoscenze e di integrazione per poi essere costretto a ricorrere a nuova manovalanza, che non conosce l’italiano, che deve ambientarsi nel nostro Paese e sul posto di lavoro e che deve ancora acquisire capacita’ ed esperienza dal punto di vista professionale”.

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