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Autocertificazioni impossibili, colpa delle banche dati (e dei terroristi)

Il governo ammette che dal 2012 a oggi non si è riusciti a far dialogare i sistemi informatici. E le Questure hanno cose più importanti da fare che verificare le dichiarazioni degli immigrati…

Roma – 12 gennaio 2017 – Anche quest’anno autocertificazione vietata per le pratiche dell’immigrazione. Per tutto il 2017 gli stranieri in Italia dovranno continuare a fare la fila e la spola tra gli uffici pubblici alla ricerca di preziosi pezzi di carta. 

Lo prevede, come Stranieriinitalia.it ha già scritto, il decreto legge Mille Proroghe, e le ragioni erano facilmente intuibili. Quei diversi uffici non dialogano ancora telematicamente con le Questure, che quindi non potrebbero verificare da sole, con un semplice clic, ciò che dichiara un cittadino straniera nella sua domanda di permesso di soggiorno. 

A confermare che il problema è questo, arriva ora la relazione che il governo ha allegato al Milleproroghe, inviandolo in Parlamento per la conversione in legge. Attualmente, il testo è all’esame della commissione affari costituzionali del Senato. 

Nella relazione si ricorda che sin dal 2012 il ministero dell’Interno avrebbe dovuto individuare  con un decreto “le modalità per l’acquisizione, attraverso sistemi informatici e banche dati, dei certificati del casellario giudiziale italiano, delle iscrizioni relative ai procedimenti penali in corso, dei dati anagrafici e di stato civile, delle certificazioni concernenti l’iscrizione nelle liste di collocamento, di quelle necessarie per il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di studio”. Dati e documenti di competenza, a seconda dei casi,  del ministeri della Giustizia, del Lavoro o dell’Istruzione. 

C’è stata quindi, “una serie di propedeutici incontri tecnici finalizzati a individuare le modalità di colloquio telematico tra le banche dati stesse”. “Le criticità, di complessa risoluzione, relative all’attivazione dei collegamenti telematici necessari per l’acquisizione d’ufficio dei dati – scrive però il governo – non hanno consentito l’emanazione del decreto ministeriale nei tempi previsti”. In quattro anni, quindi, i tecnici non sono riusciti a creare questi benedetti collegamenti e viene da chiedersi se ci riusciranno in futuro.

Ecco perché chi chiede un permesso o una carta di soggiorno non può autocertificare. Diversamente, per verificare le dichiarazioni sostitutive, gli uffici stranieri delle Questure dovrebbero acquisire “documentazione per via postale, fax eccetera, con conseguente aggravio del procedimento sia in termini di adempimenti richiesti che di spese connesse, nel quadro di un sempre più gravoso impegno delle Forze di polizia nelle straordinarie attività di controllo connesse all’emergenziale fenomeno dei flussi migratori e della minaccia terroristica internazionale”.

Elvio Pasca

 

 

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